“Ci vuole più armonia”. E tutti si zittirono. In studio la tensione si tagliava col coltello, in ballo c’erano i milioni del termovalorizzatore, ma lui, Luigi Puglisi, restò dolce e serafico, come sempre, ma deciso.

“Ci vuole può armonia”. La pronunciò solo una volta quella frase. E io lo lasciai fare. Ma quelle quattro parole, da allora, sarebbero risuonate nel mio cervello come la lezione di vita di una persona semplice, che – assieme ad altre persone semplici (non citiamo tutti per evitare di dimenticarne qualcuno) – si opponeva ad una delle più grosse mostruosità che la Regione siciliana (allora capeggiata da Cuffaro e dai potentati) avrebbe mai potuto partorire: l’inceneritore di rifiuti, con annessa mega discarica, in uno dei luoghi più belli della Sicilia: la Valle del Simeto, a ridosso di Paternò, dove da secoli, nelle rive del fiume più importante e sacro della Sicilia, decine di chilometri attraversano soprattutto la provincia di Catania, si producono arance, limoni, mandarini, ortaggi, olive, mandorle, fichidindia, formaggi, ricotta e tanto altro. Un posto nel quale il profumo ubriacante della zagara si mischia con i colori fortissimi delle stagioni.

Uno scorcio del fiume Simeto. Sopra: Luigi Puglisi (foto Marcello Farina)

“Ci vuole più armonia”. Perché quell’armonia in cui convivono tante anime, Luigi la percepiva dal profondo della sua interiorità, e non voleva che nessuno la profanasse: profanare quell’anima è un peccato mortale che il Padreterno non potrà mai perdonare.

“Ci vuole più armonia”. Luigi parlava della Valle del Simeto, ma parlava anche dell’effetto serra, del buco dell’ozono, del surriscaldamento della terra, dello scioglimento dei ghiacciai, dello sgretolamento dell’Uomo di fronte al danaro, “tutto è collegato”. E lo spiegò. “La Valle del Simeto è una battaglia per lanciare un messaggio all’umanità anche da questo puntino minuscolo del pianeta”. Un collegamento. Una stretta di mano. Un abbraccio col resto del mondo.

“Ci vuole più armonia”. Il messaggio passò. Quella sera tutti i paternesi si incollarono alla tivù, volevano conoscere il loro destino, volevano sapere se li stavano ingannando (ancora una volta) oppure se “il mostro” avrebbe portato veramente soldi, tanti soldi, e lui zittì tutti, soprattutto certa politica che con spavalderia pensava che fosse un gioco da ragazzi prendere in giro la città, sì, li zittì, perché quando parla un poeta, mica un poeta vero: un uomo capace di gettare il cuore oltre l’ostacolo, tutte le bocche del mondo non possono fare altro che tacere, non trovano la forza di reagire. E allora lui continuò.

“Ci vuole più armonia”. “Non lo sentite il dolore della terra?”. “Non la sentite la natura che piange?”. “Non avvertite il dovere di impegnarvi per i vostri e per i nostri figli?”. Continuò a restar calmo, Luigi, mentre la sua anima parlava al cuore, anche di quelli che si erano messi in testa di costruire “il mostro”.

“Ci vuole più armonia”. Nei giorni successivi il gruppetto di persone semplici si ingrandì e diventò popolo e quando a Paternò giunse il ministro dell’ambiente del Cavaliere, il governo fece arrivare le autoblindo in assetto di guerra per fronteggiare i boy scout, i chierichetti, i bambini, i cartelloni colorati, i preti, i professori, le casalinghe, i barbieri, i medici, gli imprenditori, insomma un popolo, che chiedeva garbatamente la verità. Furono snocciolati dati e relazioni scientifiche. E poi parlò il ministro, un discorsetto “politico programmatico” preparato, che scivolò sulla pelle della gente che assiepava l’auditorium come le gocce di pioggia che scivolano su una lastra di vetro posto in verticale.

La Valle del Simeto

“Ci vuole più armonia”. Dopo quella battaglia memorabile, l’inceneritore non si costruì. Ma Luigi, assieme a quelle persone semplici con le quali l’aveva condotta, non si fermò. “Perché non partiamo da qui per andare oltre?”. “Oltre cosa?”. “Oltre il contro”. “Cosa?”. “Oltre il contro, per andare incontro al per”. Detta così sembra uno scioglilingua, ma nel corso di quelle riunioni si facevano davvero discorsi del genere. Partire dalla lotta contro l’inceneritore, per portare avanti un modello culturale, politico, economico nuovo basato sulla valorizzazione della Valle e collegarsi col mondo. Il progetto oggi ha vari nomi, Vivisimeto, Patto per il fiume, Presidio partecipativo.

“Ci vuole più armonia”. Queste quattro parole le ho sentite risuonare anche negli anni successivi nelle aule magne delle scuole di Paternò e di tutta la Valle. Certe mattine lo vedevo con le locandine da affiggere ora in quell’istituto, ora in quell’altro, perché, come diceva sempre, “bisogna educare i bambini, i ragazzi e anche i grandi alla bellezza”. In questi anni, di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta. Oggi Luigi se n’è andato, ma Luigi è ancora qui. Non sono parole. Sì, Luigi è ancora qui.

Luciano Mirone