A Malta aumentano i casi di positività al Coronavirus, c’è gente che chiede addirittura il “blocco totale” delle attività, eppure durante la conferenza stampa non si osservano le misure minime per evitare il contagio. Basta vedere le distanze che intercorrono fra i due giornalisti ripresi di spalle nella foto, per farsi un’idea, mentre il Premier Robert Abela e il ministro dell’Economia Silvio Schembri (loro sì, rigorosamente a distanza di almeno un metro) sono intenti a fare il punto sulla situazione dei contagi. E se questo succede nei piani alti del Palazzo, figuriamoci in quelli bassi o al pianterreno.

Intanto per le strade dell’Isola c’è un silenzio irreale, spettale quasi. La capitale, Valletta, che in una normale giornata d’inizio primavera pullulava di turisti, s’è trasformata in una “città silente” – così l’hanno denominata i suoi abitanti – e quel che resta del famigerato quartiere di Paceville – da sempre regno della movida notturna – è un dedalo di strade deserte e persino tetre, nel buio della notte. Forse adesso ci si inizia a rendere conto di come il virus abbia cambiato il mondo, trasformando anche Malta in un’isola che svanisce, e quel che resta è solo “l’ombra di se stessa”.

Secondo la conferenza stampa di stamattina – tenuta dalla Sovrintentende alla sanità pubblica, Charmaine Gauci – si allunga la lista dei casi positivi al CoronaVirus: 11 nuovi casi , per un totale di 64 contagiati, a pochi giorni dalla scoperta della paziente “numero uno”, con un positivo nell’isola di Gozo, dove finora non c’erano stati casi.

Secondo quanto dichiarato dalla Gauci, la maggior parte dei contagi, fino ad ora, è associata a pazienti per lo più stranieri residenti a Malta, rientrati dai viaggi delle ultime settimane, e quindi catalogati come casi “importati”, nonostante comincino a manifestarsi sempre più anche casi da “contagio locale”.

La maggioranza dei positivi al Covid-19 riguarda una fascia d’età compresa tra i 19 ed i 50 anni: avere un sistema immunitario non compromesso, secondo gli esperti, potrebbe essere d’aiuto per evitare un aggravarsi della malattia. Negli ultimi due giorni tuttavia si è verificata la positività di due persone anziane, di cui una già sottoposta alla terapia intensiva (quest’ultima al momento non è ritenuta in pericolo di vita).

Accorato l’appello della Sovrintendente alla Sanità pubblica, che invita la gente ad evitare gli assembramenti – in particolare durante le festività e i weekend, che come consuetudine, vedono tanta gente uscire – se non persino di rimanere in casa il più possibile.

Lo stesso Ministro alla salute, Chris Fearne, avverte la popolazione sulla necessità di una maggiore salvaguardia: il “picco” del contagio non è ancora arrivato e non è detto che non possano verificarsi decessi nei prossimi giorni. Ci si appella ancora una volta al buon senso ed alla responsabilità dei cittadini.

Eppure Malta sembra non rendersi conto della reale emergenza: nonostante non ci sia  un decreto effettivo da parte del governo Abela in merito ad un blocco totale dell’isola – con la conseguente quarantena obbligatoria per ogni cittadino -, al buon senso di  parte della popolazione, si contrappone la voglia di trasgredire le regole e gli avvertimenti. dell’altra parte.

Le festività pubbliche – come nel caso di quella di San Giuseppe del 19 marzo appena trascorso – da sempre sono state occasione di svago per tutti. Anche quest’anno la voglia di far festa è stata più forte del cosiddetto “istinto di sopravvivenza”: se le città sembrano spettrali, i numerosi barbecue sulla spiaggia, in particolare presso la località balneare di Gnejna – a nord dell’isola -, nota come una delle mete preferite dai maltesi per le gite “fuori porta”, è stata la testimonianza tangibile di una grande imprudenza, o forse incoscienza, attuata persino durante un raduno di motociclisti, svoltosi nelle prime ore del pomeriggio.

Il raduno motociclistico del 19 marzo a Gnejna. Sopra: la conferenza stampa di due giorni fa mentre parlano il Premier Robert Abela e il ministro dell’Economia Silvio Schembri

Sui social, da giorni, si richiede “il blocco immediato” dell’sola, con petizioni on line che circolano da più di una settimana, ma il Premier Abela non sembra d’accordo, almeno fino a questo momento. Le saracinesche aperte delle attività “non necessarie” – negozi di souvenir o gioiellerie – sembrano il segno tangibile di una serie di contraddizioni che caratterizzano queste prime settimane di “emergenza”. Basti dire che se in tanti rimproverano la mancata prevenzione, nessuno usa la mascherina protettiva.

Secondo quanto dice un’operatrice sanitaria del reparto di terapia intensiva dell’ospedale MaterDei – confermato successivamente dallo stesso Ministro Fearne – si contano, allo stato attuale, 49 posti letto per possibili emergenze; non si esclude che questi ultimi possano arrivare ad un numero massimo di 100: proprio delle ultime ore la notizia di lavori in corso per l’ampliamento del reparto.

Non altrettanto buona potrebbe sembrare la notizia in merito a circa un centinaio di medici maltesi – rimpatriati nelle scorse due settimane – sottoposti a quarantena preventiva: è dunque lecito pensare che in caso di un’immediata emergenza, il sistema sanitario maltese potrebbe anche andare al collasso.

E se è vero che le notizie delle ultime ore che arrivano dalla Cina, possono darci anche una speranza, la battaglia qui a Malta sembra essere più lunga del previsto. Bisogna essere preparati, pazienti, responsabili, imparando anche dagli errori degli altri. E consapevoli del fatto che il mondo come lo conoscevamo prima, potrebbe anche non tornare.

Valentina Contavalle