Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch non andava arrestata. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della Procura di Agrigento contro l’ordinanza che lo scorso luglio aveva rimesso in libertà la giovane comandante tedesca che a fine giugno era entrata nel porto di Lampedusa nonostante il divieto della Guardia di Finanza. La terza sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura, dando così ragione alla gip di Agrigento Alessandra Vella, che non aveva convalidato l’arresto, escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, che era stato contestato a Rackete.

“Non conosciamo ancora le motivazioni ma adesso sappiamo con certezza che avevamo ragione noi: Carola Rackete non andava arrestata” ha detto all’Adnkronos l’avvocato Leonardo Marino, legale della comandante tedesca.

IL LEGALE – “Vedremo adesso se la Procura di Agrigento darà seguito a questa pronuncia della Cassazione – prosegue – o se andrà avanti su questa sua tesi”. E ancora: “Arrestata perché aveva salvato vite umane”. Poi aggiunge: “In quel periodo ricordo una particolare tensione politica e adesso siamo felici per l’esito di questa vicenda. I giudici della Cassazione hanno dato ragione a noi”.

SALVINI – “Per qualche giudice una signorina tedesca che ha rischiato di uccidere 5 militari Italiani speronando la loro motovedetta non merita la galera, ma il ministro che ha bloccato sbarchi e traffico di esseri umani sì” ha detto il segretario della Lega Matteo Salvini. “Questa non è giustizia, questa è vergogna”.

Nella foto: la comandante della Sea Watch, Carola Rackete

Adnkronos