Il sogno americano di Luca Miano inizia quattro anni fa, quando appena venticinquenne, dall’Italia si trasferisce a Hollywood. Non per fare il regista o l’attore, ma il produttore cinematografico. Detta così può sembrare una cosa strana, magari folle, ma seguire “il fascino verso ciò che è difficile o impossibile”, è un fatto fondamentalmente bello.

Luca Miano a Los Angeles sotto la statua di james Dean e con lo sfondo della collina di Hollywood. Sopra:

A maggior ragione se – come ha fatto lui – poni in un cassetto una laurea in giurisprudenza conseguita in uno dei migliori Atenei italiani, Bologna, varchi l’oceano e vai letteralmente a mangiarti l’America: “Atterrai per la prima volta negli Stati Uniti il 5 Maggio 2015”, dice. “Prima di arrivare a Los Angeles attraversai l’America  in macchina con un caro amico. Partimmo da New York e arrivammo nella West Coast dopo quattro settimane, attraversando luoghi sconfinati e città mai viste”. Infine l’approdo nella Mecca del cinema, Los Angeles, Hollywood, a un passo dai divi più acclamati del mondo.

Difficile da spiegare, ma intanto lui, Luca Miano, nato a Catania il 7 gennaio 1990 – prima “patria” Zafferana Etnea dove sono le sue origini; seconda Acireale, in provincia di Catania, dove ha fatto gli studi superiori; terza Bologna per l’università, quarta “il mondo”, tra Londra, Mosca, Monaco di Baviera e tanto altro – ha osato.

E osando, in soli quattro anni, ha fatto delle esperienze che un veterano neanche si sognerebbe di fare. Magari non è ancora entrato “nell’occhio del ciclone”, come dice lui stesso, “ma a me intanto interessava entrare a contatto con quel mondo”.

Basta dare una rapida occhiata al suo curriculum per rendersene conto: unico aspirante italiano ammesso – tra i migliori 25 candidati di tutto il mondo – al prestigioso American Film Institute (Afi), con relativo conseguimento del Master in produzione cinematografica. Realizzazione di numerosi cortometraggi, alcuni dei quali vincitori di prestigiosi film festival. Incontri straordinari – specialmente all’Afi – con produttori e sceneggiatori come Neil Canton (“Ritorno al Futuro”), Richard Brown (“Catch 22”, serie Tv su Sky Italia diretta da George Clooney); Lianne Halfon & Russell Smith (“Juno”, “Noi Siamo Infinito”), Stan Brooks (“Marvel”, “ Agents of Shield”), Ed Decter (Tutti Pazzi per Mary”).”

E infine la realizzazione del sogno: la fondazione di una società di produzione di cinema indipendente “Lord Gentleman Pictures”, con sede tra Italia e Stati Uniti e con “l’obiettivo di raccontare sul grande schermo storie che possano ispirare e unire il pubblico di tutto il mondo, lasciando un impatto significativo nel cinema”. Perché indipendente? “Perché mi permette di avere una maggiore libertà creativa e di raccontare storie che siano socialmente importanti e culturalmente rilevanti”.

Questo è Luca Miano. E quella che segue l’intervista nella quale racconta la sua storia e il suo prossimo, grande sogno.

La scena del ballo nel film Il Gattopardo di Luchino Visconti

Luca, come inizia la tua passione per il cinema?

“Sono sempre stato un avido lettore. Da poco avevo letto il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Immediatamente fui attratto dall’attualità e dal significato dell’opera. Un pomeriggio d’estate mi ritrovai in un parco dove si proiettava il film tratto da questo romanzo. Fui subito sedotto e affascinato da quel mondo portato in vita da Luchino Visconti, da quella straordinaria capacità di adattare al cinema un’opera letteraria senza perderne il cuore, e nell’essere riuscito a trasformare un cowboy come Lancaster in un principe siciliano. Respirai per la prima volta la potenza del cinema in quel contrasto tra la scena dei lavoratori nei campi seguita dalla maestosità e dalla sfarzosità di quel ballo. Credo che sia stata la scintilla che ha fatto nascere l’idea di potermi avvicinare al mondo del cinema. Allora non avevo la più pallida idea di quello che avrei fatto dopo”.

Luca Miano nel suo studio di Los Angeles

Quindi tutto è partito da qui?

“Sì, non avevo mai avuto alcun tipo di esperienza o contatto diretto col mondo del cinema (se non nelle sale). Ho coltivato e nutrito quest’idea per anni, ho colto l’attimo ed eccomi qui”.

A chi ti ispiri?

“Sono innamorato di Fellini, di David Lynch, di Carlo Ponti, di Dino De Laurentiis, di Irwin Winkler, di Scott Rudin. Dato che faccio il produttore, non traggo mai ispirazione da singoli artisti. È la storia da raccontare che mi affascina. L’emozione consiste nel riuscire a convincere una serie infinita di persone a realizzare una pellicola”.

Martin Scorsese

Scorsese ha dichiarato di essersi ispirato al neorealismo italiano. E tu?

“Ho avuto il piacere di conoscere e di parlare con Martin Scorzese nel 2017, durante una master class (uno dei miei privilegi di essere all’Afi) sul suo film ‘Silence’. Chiesi perché nella sua carriera non avesse mai girato un film in Italia, date le origini della sua famiglia e questa sua forte ispirazione neorealista. Rispose ridendo: ‘Da giovane credevo di essere italiano. Crescendo ho scoperto di essere più americano, quindi nei miei film ho raccontato storie più vicine a me. Però l’unico posto dove potrei girare un film è la Sicilia. Li sì che capisco la gente’. Finì a risate quando gli dissi che ero siciliano”.

Cosa manca al siciliano che vive in America?

“Essere circondato dal ‘bello’ e da millenni di cultura. Mi manca una semplice passeggiata su un lungomare. Mi manca tutto quello che diamo per scontato, perché fa parte del nostro ordinario. Qui tutto è fittizio e l’unico posto dove puoi passeggiare è la tua auto immersa in code interminabili di traffico. Non ci si ferma mai: le mie giornate iniziano alle cinque del mattino e si concludono a tarda sera”.

Roger Bannister

Quali storie ti piace raccontare?

“Non saprei dirlo con certezza. Ogni giorno mi sveglio alla ricerca di qualcosa che non so dove o come trovare, e a volte capita di vivere quella sensazione impagabile di non riuscire a staccare gli occhi dal materiale che sto leggendo. Nel mio ultimo cortometraggio ‘The Motions’, nominato a numerosi film festival internazionali, e vincitore del Grand Prix for Best Short Film al Rhode Island International Film Festival, mi sono soffermato con la lente d’ingrandimento sul tema dell’eutanasia, ma in generale mi piace raccontare storie di persone che soffrono”.

C’è qualcosa di bello per le mani?

“Dopo quasi un anno di lavoro sono riuscito ad ottenere l’esclusività dei diritti di Chasing 4:00.0, una sceneggiatura ispirata alla storia di Roger Bannister, un atleta inglese che nel 1954 infranse il record del miglio in meno di quattro minuti, un tempo ritenuto impossibile all’epoca. Una storia in salsa britannica di sogni, di paura, di amicizia e d’amore. Gente comune che riesce a perseverare con un’idea quando tutti ti prendono per pazzo. Queste sono senza dubbio le storie che mi emozionano. E’ da un anno che lotto, tra Londra e Los Angeles, per riuscire a trovare i finanziamenti necessari e riuscire ad interessare registi e star di un certo livello. Non vedo l’ora di riuscire a girare questo film”.

Luciano Mirone