Ormai è guerra aperta a San Vito lo Capo fra l’opposizione e il sindaco Giuseppe Peraino, accusato di scarsa trasparenza in merito al progetto di cementificare 115mila metri di spiaggia e di mare ricadenti nella zona del porto (con alberghi a cinque piani, centri commerciali, centri benessere, trecento posti barca in uno degli specchi d’acqua più famosi del mondo), presentato lo scorso anno dalla società “Marina bay” di Trapani ed approvato dalla Regione Sicilia prima del pronunciamento del Consiglio comunale di San Vito. Un progetto che – secondo quanto denunciato dalla stessa opposizione e dal quotidiano torinese La Stampa – prevede 50 milioni di spesa, a fronte di un capitale sociale di appena 10mila Euro.

Giuseppe Peraino, sindaco di San Vito lo Capo (Trapani). Sopra: la spiaggia 

La lista di minoranza Orgoglio sanvitese biasima il comportamento del primo cittadino e – attraverso una missiva indirizzata al prefetto di Trapani e agli assessorati regionale agli Enti locali e al Territorio e all’Ambiente, oltre che al sindaco e al presidente del Consiglio comunale – chiede la convocazione “straordinaria e urgente” del civico consesso “per poter esprimere all’unanimità della maggioranza e della minoranza il dissenso totale alla speculazione ambientale”, in quanto “la spiaggia rappresenta l’unica risorsa del territorio…”, perché “la costruzione del porto all’interno della baia è l’unica causa che ha danneggiato nel corso dei decenni la splendida spiaggia di San Vito lo Capo”, con una “erosione che ha ridotto più del 50 per cento la larghezza” della stessa.

Per questo, oggi, quel territorio – ribadisce Orgoglio sanvitese – è a un bivio: “O salvaguardare la spiaggia e quindi l’ecosistema della baia di San Vito, oppure consentire il potenziamento del porto che… renderebbe San Vito un comune con  mare inquinato”.

Dopo il trionfale annuncio dato l’altro giorno dal sindaco (tramite video diffuso sui Social) del ritiro del progetto da parte della società trapanese, nuvoloni gonfi di pioggia si addensano su questo paesino in provincia di Trapani che vive di turismo sostenibile, e preparano un temporale che potrebbe placarsi nella seduta “straordinaria e urgente” prevista per i prossimi giorni (anche se non c’è ancora una data di convocazione), oppure innescare un ciclone dalle conseguenze imprevedibili.

Secondo Orgoglio sanvitese il ritiro del progetto, altro non è che un escamotage per far decadere la conferenza dei servizi – prevista per lo scorso 14 agosto – nel corso della quale il sindaco avrebbe dovuto ratificare definitivamente il No alla realizzazione dell’opera pronunciato nel febbraio dello scorso anno dall’ex Amministrazione comunale (Giunta e Consiglio all’unanimità, compreso l’ex sindaco Matteo Rizzo) e da 2mila cittadini (su circa 4mila) attraverso una raccolta di firme.

Dal video di Peraino si deduce che il ritiro del progetto non scaturisce dalla volontà unilaterale della società trapanese di rinunciare incondizionatamente all’opera, ma è frutto di un incontro sindaco-“Marina bay”, nel quale quest’ultima si impegna a rivedere il piano e il primo cittadino non esclude alcuna ipotesi, a patto che – come dice lui stesso – il progetto sia sostenibile e porti ricchezza al paese. Risultato: conferenza dei servizi annullata e palla al centro. Si torna a giocare dopo che la partita sembrava definitivamente chiusa.

La polemica si acuisce nei giorni successivi, quando l’opposizione – come denuncia nella sua pagina facebook – presenta un accesso agli atti per capire meglio alcune dinamiche della vicenda. Accesso accordato, ma solo attraverso la visione delle carte, non la produzione di fotocopie. Su questo – anche su questo – scoppia il putiferio, gestito in punta di diritto da ambo le parti.

Peraino infatti “volendo garantire la corretta modalità di accesso agli atti”, nella lettera di risposta precisa che “parimenti” vuole “tutelare i diritti dei terzi coinvolti”. Il che, tradotto in parole povere, vuol dire  che il sindaco su questa storia invoca la privacy a tutela di “Marina bay”.

Poi lo stesso primo cittadino chiarisce “che il diritto in questione è soddisfatto con la resa all’istante di tutte le notizie ed informazioni utili all’esercizio del proprio mandato”. E poi: “Atteso che il contenuto della richiesta afferisce ad  intercorsa corrispondenza tra l’Ente ed una personalità giuridica privata esterna al Comune che in nessun modo costituisce atto formalmente adottato da  questa Amministrazione comunale, si ritiene che il diritto di accesso del consigliere comunale sia fatto salvo con la resa delle notizie ed informazioni, attività che di per sé, dunque, non comporta  necessariamente l’estrazione, in questa fase, di copia di documentazione”.

L’opposizione non ci sta. Alla tutela della privacy invocata dal sindaco, controbatte la trasparenza amministrativa che, al cospetto di atti pubblici, dovrebbe essere massima. E passa al contrattacco, definendo “illegittimo” l’atto di non fornire le fotocopie, citando il Testo unico degli enti locali (Tuel) e una serie di sentenze del Consiglio di Stato, secondo cui “tutte le notizie e le informazioni… utili all’espletamento del mandato” del consigliere comunale non dovrebbero conoscere “limitazioni”. E chiede al sindaco, previa informazione al prefetto, di “fornire urgentemente entro e non oltre due giorni, copia di tutta la documentazione… senza alcuna limitazione”. Nello stesso tempo invita il primo cittadino “a pubblicare nella pagina fb del Comune tutti gli atti relativi” a questa vicenda, “in modo che tutti possano leggere e capire”.

Luciano Mirone