Alcune contestazioni mosse sui Social al nostro articolo sulla visita del ministro dell’Interno Matteo Salvini a Letojanni (Messina) fanno riflettere molto. Non tanto per la forma, quanto soprattutto per la sostanza e per le cause che l’hanno determinata.

Nell’articolo abbiamo scritto che una folla in delirio ha accolto il leader della Lega a base di selfie, di pacche sulle spalle e di Salvini-sei-tutti-noi. Il pezzo aveva lo scopo, soprattutto, di descrivere l’ambiente per tastare il polso all’opinione pubblica sul gradimento che la stessa attualmente nutre verso il segretario del Carroccio.

Nel corso della mattinata – prima dell’arrivo del ministro – abbiamo fatto la spola fra diverse postazioni per cercare descrivere in modo più fedele possibile il target delle persone presenti. Poco prima dell’arrivo del ministro ci siamo piazzati definitivamente in mezzo alla folla in uno spazio vicino all’ingresso del ristorante (nel quale il leader della Lega ha pranzato). Da lì abbiamo osservato certi “quadretti” che a nostro avviso meritavano di essere descritti.

Proprio in quel momento due scene si sono incrociate contemporaneamente: una di giubilo nei confronti dell’uomo politico, l’altra di contestazione. E nell’articolo lo abbiamo scritto.

Ma fra le due scene – che piaccia o no – quella nettamente prevalente era la prima. La seconda era composta da alcune persone – quante non lo sappiamo, non le abbiamo contate, ma poche – che hanno protestato con parole e frasi contro il ministro. E questo lo abbiamo pure scritto.

Per confutare la versione dell’articolo, qualcuno ha postato su fb delle riprese amatoriali effettuate nella zona dalla quale sono partite le contestazioni. L’effetto è stato quello di “assolutizzare” un fatto importante sì, ma che rispetto all’intera manifestazione va considerato per quello che è: fortemente minoritario. Addirittura si è paragonata questa manifestazione con quella di Catania, dove Salvini è stato nel pomeriggio. Due eventi completamente diversi.

A Letojanni era presente un pubblico “balneare”, leggero, da selfie, insomma un pubblico in prevalenza pro Salvini, con alcuni esponenti contro. A Catania – davanti al municipio – si è verificato il contrario: pubblico in maggioranza contro Salvini (che da diversi giorni aveva preparato la contestazione), con delle presenze non proprio numerose a favore. Sarebbe bastato piazzare una videocamera a contatto con la minoranza inneggiante al leader leghista per distorcere completamente la verità sull’evento.

Dai post presenti su fb abbiamo percepito che diversi commentatori, questa mattina, a Letojanni neanche c’erano. E però, attraverso il video, sono arrivati dritti dritti alla Verità. Ma può un semplice video – peraltro realizzato da una posizione parziale, quindi incompleta – essere identificato con la Verità?

La vicenda di cui parliamo apre un dibattito che in Italia esiste da quando c’è la televisione. Il primo a mettere in discussione il rapporto fra Verità e immagine fu Pasolini. Non c’è dubbio – diceva lo scrittore friulano – che l’immagine, a prescindere dalla veridicità dei  fatti, ha il potere straordinario di convincere la gente.

Gli autori delle immagini di ieri mattina hanno agito in assoluta buona fede rendendo anche un buon servizio. Proprio per questo ci hanno consegnato un documento genuino e spontaneo, che però non può essere identificato con la Verità assoluta. Per la semplice ragione che non è completo. In casi del genere, tutto è demandato al senso critico di chi guarda.

In Italia questo dibattito si è fatto serrato soprattutto quando Berlusconi è sceso in politica. Quante immagini parziali sono state fatte, in oltre vent’anni, per indurre un’opinione pubblica spesso distratta o inconsapevole a credere di trovarsi davanti al Verbo?

Qualcuno ha pure scritto che quello di ieri era un articolo pro Salvini, tendente addirittura ad oscurare la libertà di parola. Certo, come no. Chi ci conosce sa. Noi siamo sempre per la Verità. La Verità è Libertà. Che piaccia o no.

Luciano Mirone