Non si ferma l’inchiesta della procura milanese che vede al centro la Lega e il sospetto di finanziamenti da Mosca. E come nelle classiche indagini sulla corruzione internazionale si rincorre la pista dei soldi, parte dei quali potrebbe essere rimasta in Russia, confermando così la supposizione che l’affare si sarebbe concluso almeno in parte. Anche la sola promessa di denaro è comunque sufficiente per far scattare l’ipotesi di reato.

L’indagine, nata dopo un articolo dello scorso febbraio de L’Espresso, mette al centro l’incontro avvenuto il 18 ottobre del 2018 all’Hotel Metropol della capitale russa e l’audio, pubblicato dal sito statunitense BuzzFeed, in cui si sente una voce attribuita a Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini e fondatore dell’associazione Lombardia-Russia, indagato per corruzione internazionale. Non si esclude che il numero degli indagati potrebbe salire. Al centro dell’incontro d’affari, a cui prendono parte sei persone, ci sarebbe secondo la procura di Milano un’operazione sospetta di corruzione legata all’importazione in Italia di una grande quantità di petrolio che, nelle parole di chi starebbe trattando, in un anno dovrebbe far affluire 65 milioni di dollari nelle casse della Lega e permettere così al partito guidato da Matteo Salvini di affrontare la campagna elettorale delle ultime europee.
Oltre a concentrarsi sui protagonisti dell’incontro coinvolti nel presunto affare, la procura – ad indagare sono i pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta insieme all’ aggiunto Fabio De Pasquale – si focalizza anche nel ricostruire l’ipotetico passaggio di soldi.

Nella foto: il leader della Lega Matteo Salvini, attuale ministro dell’Interno

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