Quando in una città che vive di teatro chiude una Compagnia teatrale, a perdere non è la Compagnia ma la città. Non troviamo altre parole per commentare la notizia della conclusione dell’attività del Gruppo Teatro Città di Belpasso, che dopo oltre trent’anni di onorata militanza sul palcoscenico del Teatro comunale Nino Martoglio e dell’intera Sicilia serra i battenti.

Non conosciamo i motivi che hanno indotto i responsabili – Mario Morabito e Cettina Muratore in primis – a prendere questa decisione: sappiamo che Belpasso perde un altro pezzo importante della sua identità, dopo aver smarrito negli ultimi decenni parte di un patrimonio barocco di inestimabile valore, due banche, due squadre di calcio che costituivano un’eccellenza nel panorama dilettantistico siciliano, con un pezzo consistente di territorio che fino a poco tempo fa se ne stava andando assieme alla frazione di Piano Tavola che chiedeva l’autonomia. Segnali…

Il logo del Gruppo Teatro Città di Belpasso. Sopra: Mario Morabito (il quarto da sinistra) assieme al Gruppo Teatro Città di Belpasso in Il figlio della lupa di Antonino Russo Giusti, per la regia di Turi Giordano

Molti potrebbero prendersela con la gestione, non sappiamo se oculata o meno del “Gruppo”, ma  qualcuno ci può spiegare quale Compagnia teatrale del mondo alle prese con attori da pagare, costumi da acquistare, teatro da affittare, cartellone con produzioni proprie e nazionali da gestire, non abbia difficoltà? La verità è che se vuoi fare teatro a certi livelli, i soli incassi non bastano, mentre sui contributi pubblici è meglio stendere un velo pietoso per l’esiguità e i ritardi dei fondi erogati.

Certo, ci sarebbero tante cose da obiettare, a cominciare dal fatto che – quando ci si trova alle prese con problemi di bilancio – le spese dovrebbero essere ridimensionate, ma qui entreremmo nel campo della pura teoria (anche perché probabilmente queste spese sono state ridimensionate): una cosa è discettare dall’esterno, un’altra è avere le mani in pasta e affrontare difficoltà di ogni genere per portare avanti un’attività come questa.

Stiamo al fatto che una delle cinque Compagnie della piccola-grande Patria del teatro dialettale, la più rappresentativa assieme alla Brigata d’Arte Nino Martoglio, ha chiuso. E non è una bella notizia, sia per Belpasso – patria di Martoglio, di Russo Giusti, di Turi Vasile, di Giovanni Verga (per parte di madre), di Pippo e di Giovanbattista Spampinato – sia per il teatro. È una notizia pessima, triste.

Una notizia che ci ha dato ieri sera lo stesso Morabito mentre, per ironia della sorte, chiudeva la saracinesca della sede di Via Roma, assieme a Cettina Muratore e a Jano Rapisarda (uno degli attori più fedeli della Compagnia). “No, non apriremo più”, ha detto con amarezza. E per pudore non ha voluto aggiungere altro. Ma di altro ce ne sarebbe da dire, e pure molto.

Mario Morabito (al centro) in Lu Cavaleri Pidagna di Luigi Capuana, regia di Rino Longo. A destra il belpassese Jano Rapisarda, fra gli attori più bravi della Compagnia

Mario Morabito ha dato tanto al teatro belpassese, assieme a Pippo Spampinato, a Mario Sangani, a Nino Signorello, che vanno considerati i simboli della generazione successiva ai Russo Giusti, ai fratelli Peppino e Santo Caserta, ai Guglielmo e ai Turi Ferro (padre e figlio), questi ultimi due belpassesi d’adozione, che nel periodo successivo alla guerra, a Belpasso trovarono ospitalità assieme agli attori della gloriosa Brigata d’Arte del Circolo Artistico di Catania del Teatro Coppola, da cui Russo Giusti trasse ispirazione per imporre la denominazione alla Compagnia belpassese, aggiungendo il nome di Nino Martoglio.

Ma le origini di questa formazione – secondo le nostre ricerche – risalgono al periodo precedente al secondo conflitto bellico, con radici che vanno all’inizio del Novecento, quando pare che lo stesso Martoglio venisse a provare i suoi lavori al Teatro comunale, prima delle trionfali tournée in Italia e all’estero. Ecco perché la tradizione del teatro belpassese (fra le migliori d’Italia) va salvata a tutti i costi.

Dalla fine degli anni Sessanta ad oggi, Mario Morabito rappresenta una solida colonna su cui il teatro belpassese si è poggiato. Prima con la Brigata d’Arte, e dagli anni Ottanta con il Gruppo Teatro Città di Belpasso, di cui è fondatore e attore.

La chiusura di una Compagnia come questa è una sconfitta soprattutto della politica, che dovrebbe porsi delle domande semplicissime: perché è successo, quali le cause e quali le responsabilità? Non sarebbe male se nei prossimi giorni il sindaco convocasse Morabito con gli onori dovuti a chi ha dato tanti anni al teatro, ponendogli questi quesiti, e invitandolo a ripensarci: “Da ora in poi – sarebbe bello sentire risuonare nel Palazzo nei prossimi giorni – la politica farà di tutto per sostenere seriamente sia la sua, sia tutte le altre Compagnie belpassesi”.

Sì, perché queste Compagnie rappresentano gli ultimi baluardi per non fare andare a pezzi definitivamente l’identità di questa piccola-grande Patria del teatro siciliano.

Luciano Mirone