La storia incredibile di Mohamed Alì Saleh, ribelle in Ciad contro la dittatura di Idriss Deby, poi migrante in Libia ed infine  rifugiato in Italia viene raccontata in un libro, “224 puntozero”, donato e presentato alla biblioteca di Santa Venerina (Ct) in un incontro pubblico al quale hanno partecipato soprattutto molti giovani.

Il pubblico (fra questi molti giovani) mentre assiste alla presentazione del libro

Da oggi, quindi, la biblioteca comunale di Santa Venerina si arricchisce di questa nuova opera, trascritta e rivista a cura di Michela Lovato e di Martina Marcucetti, che fa parte dei Quaderni Satyagraha curati dal “Centro Gandhi” di Pisa.

Il libro è stato donato al Comune etneo nel corso di un incontro organizzato da “Arte Migrante” con la collaborazione di Austro e la comunità “Papa Giovanni XXIII” e il sindaco Salvatore  Greco.

L’opera, come detto, racconta la storia di Mohamed Alì Saleh, ribelle in Ciad contro la dittatura di Idriss Deby, poi migrante in Libia ed infine  rifugiato in Italia e nasce dall’incontro di Alì con il movimento di Arte Migrante di Pisa. Il libro risponde all’idea di raccontare e denunciare la condizione dei tanti migranti, fuggiti da una guerra o da storie di povertà e violenza che approdano nelle nostre coste e non sanno cosa sperare.

La storia di Alì cambia a 18 anni, quando entrato in contatto con l’UNDD –  un gruppo di ribelli che aspira a liberare il Ciad dalla dittatura di Deby che gode della protezione dei francesi –  imbraccia le armi al loro fianco.

Toccante la testimonianza dell’autore quando racconta lo stato di assoluta povertà in cui è costretta a vivere la popolazione:  “Il Ciad è uno Stato ricco, che possiede tante risorse ma in cui, però, l’80 per cento della popolazione vive in assoluta povertà. La ricchezza è concentrata nelle mani di pochi. Mancano le scuole, gli ospedali, perfino l’elettricità. Non c’è libertà di parola, né di stampa, è vietato esprimere le proprie opinioni contro chi detiene il potere. Se lo fai rischi di essere ammazzato. Ti vengono a prendere fino a casa nel cuore della notte e scompari per sempre senza che nessuno sappia niente di te. Ho aderito al gruppo di ribelli ANDD per liberare il Ciad dalla dittatura. Combattere con i ribelli significa  dover rispettare delle regole come non puntare mai l’arma contro un civile”.

Alì quindi, a un certo punto, è costretto a scappare dal suo Paese. La fuga avviene attraverso il deserto del Sahara, passando per la Libia. Il ragazzo paga i trafficanti e si imbarca verso l’Europa. Qui ricomincerà, ancora una volta, dal “puntozero” e a partire da un numero, il 224.

Mohammed Alì Saleh con gli altri relatori durante la presentazione del suo libro

“Da quel momento sono diventato il 224 – racconta Alì – Quando sentivo quel numero, mi spiegavano, stavano chiamando me. Non avevo niente con me, in Libia avevo perso tutto. Arrivato in Italia, avevo perso anche il nome. Mi accompagnava solo una fede profonda”.

Alì ringrazia la Sicilia che lo ha accolto. L’approdo è stato a Lampedusa. Ma un ringraziamento va anche alla famiglia Lovato della Comunità “Papa Giovanni XXIII”  che lo ha ospitato.

“La consegna di copia di questo libro alla Biblioteca e al sindaco  –  dice il sindaco Salvatore Greco – è un gesto significativo. Esprimo la gratitudine che provo nel riceverlo a nome di tutti coloro che vorranno prenderlo in prestito per leggerlo. Sono sicuro che si tratta di un’opera che aiuta a costruire quella consapevolezza che ci vorrebbe per saper filtrare e leggere criticamente le notizie che ci vengono offerte dai media”.

Rosalba Mazza