La memoria in Sicilia è un esercizio quotidiano ma il 23 maggio è, ormai da ventisette anni, una data che simbolicamente riunisce i siciliani, e non solo, in una sola voce contro le mafie. Un giorno che non è soltanto commemorazione ma un’occasione per ribadire che ci siamo, siamo qui, e ci impegneremo fino a quando “questa terra sarà bellissima”.

Sono migliaia i volti che colorano le strade di Palermo in questa giornata di maggio: i due tradizionali cortei partono dall’Aula bunker dell’Ucciardone e da via D’Amelio per ritrovarsi sotto l’albero Falcone alle 17:58, ora della strage.

Una distesa umana, con gli occhi festanti dei giovani, con le rughe di chi quei giorni li ha vissuti con la consapevolezza della maturità e chi, come me, ricorda che da quel pomeriggio d’infanzia tante cose sarebbero cambiate. A casa, a scuola.

Dalle macerie è nata una nuova coscienza civile: che si rinnova, di anno in anno, proprio con gli studenti. E di scuola si è parlato tanto in questi giorni dopo la sospensione della professoressa Dall’Aria. Brutti segnali di una democrazia che va difesa e custodita, perché laddove non c’è pensiero libero, dove non c’è democrazia cresce il cancro della criminalità.

Ecco perché la data del 23 maggio è, soprattutto, un appuntamento di Resistenza civile.

Della sfilata di autorità, in vetrina presso l’aula bunker, nel corso delle commemorazioni istituzionali non vi racconteremo. Vi lasciamo le immagini dei cortei: l’anima e la speranza di questo splendido pomeriggio di maggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Testo e foto di Marina Mongiovì