“Appaiono gravissime le dichiarazioni del Sindaco di Catania Salvo Pogliese che sul giornale La Sicilia ha detto chiaramente di voler ignorare il Consiglio comunale, dichiarando che ‘il Comune continua a essere favorevole alla privatizzazione dell’aeroporto”.

Passa al contrattacco il movimento Catania Bene Comune (Cbc) riguardo alle dichiarazioni rilasciate dal primo cittadino etneo sul progetto di privatizzare Fontanarossa. Questo malgrado, “il giusto no alla privatizzazione dell’aeroporto di Catania sia stato ratificato il 4 aprile dal Consiglio Comunale che ha approvato a larga maggioranza una mozione contro la vendita”.

Il sindaco di Catania, Salvo Pogliese. Sopra: l’aeroporto Fontanarossa di Catania

Una mozione che “impegna il Sindaco” a intervenire direttamente affinché né il Comune, né la Città Metropolitana di Catania, né la Regione, né il Governo consentano la privatizzazione dell’aeroporto.

“Se il Sindaco – si legge nel comunicato di Cbc – non ha letto la mozione approvata dal Consiglio Comunale, farebbe bene a leggerla, a prenderne atto e a correggere immediatamente le dichiarazioni rilasciate, rimettendosi alla volontà del Consiglio Comunale contrario, come scritto e approvato, non solo alla vendita della partecipazione comunale in SAC, ma all’intero processo di privatizzazione dell’aeroporto. Se invece il Sindaco ritiene di poter ignorare gli indirizzi e la volontà dell’intero senato cittadino siamo di fronte a dichiarazioni di ancor maggiore gravità che delegittimano il Consiglio Comunale e con esso la città intera”.

“Si tratterebbe – questo l’affondo – di un comportamento eversivo inaccettabile, funzionale solo agli opachi interessi di chi vuole speculare sulla vendita di un bene pubblico”.

“Il Sindaco Pogliese – seguita Cbc – è obbligato a rimettersi alla volontà del Consiglio Comunale di mantenere interamente pubblico l’aeroporto di Catania anche nella sua veste di Sindaco della città metropolitana, in quanto tale incarico è indissolubilmente legato al corpo elettorale che lo ha eletto Sindaco”.

“L’aeroporto di Catania – si legge ancora – appartiene oggi alle cittadine e ai cittadini siciliani. È un’infrastruttura indispensabile per il territorio, garantisce il diritto alla mobilità delle persone, è l’unica che assicura continuità territoriale con il resto d’Italia e d’Europa, un’infrastruttura strategica per il benessere e il progresso della Sicilia e che attrae investimenti pubblici. L’aeroporto di Catania è un’azienda sana che fa utili, un bene comune del nostro territorio”.

Questi i numeri. La struttura è gestita al 100 per cento dalla società pubblica SAC. “Le quote della SAC – scrive Cbc – appartengono alla Camera di Commercio, ente pubblico, per il 66,12%. E inoltre: alla città metropolitana di Catania (12,24 per cento), all’ex provincia di Siracusa, ora libero consorzio (12,24 per cento); all’IRSAP, ovvero alla Regione Sicilia (12,24 per cento), e al Comune di Catania (2,04 per cento)”.

“La proposta di vendere ai privati l’aeroporto di Catania – afferma il movimento – è assurda e sbagliata. La gestione pubblica dell’aeroporto, che anzi andrebbe ampliata favorendo una partecipazione ancora maggiore degli enti e dei cittadini, garantisce il nostro territorio ed è occasione di ricchezza per le comunità locali. È davvero inspiegabile, se confidiamo sulla buona fede degli attori istituzionali, la volontà dei vertici della Camera di Commercio e di parte delle Istituzioni di vendere quote dell’aeroporto”.

“Un’eventuale vendita – insiste Cbc – priverebbe il territorio e la comunità del controllo sull’infrastruttura, metterebbe a rischio i posti di lavoro diretti e dell’indotto, al solo fine di fare arricchire grandi gruppi finanziari internazionali e probabilmente qualche faccendiere locale. Un aeroporto pubblico è uno strumento per arricchire il territorio e garantire il diritto alla mobilità; un aeroporto privato viene tenuto aperto solo al fine di generare alti profitti a chi lo possiede, senza alcuna garanzia per il futuro”.

“L’aeroporto di Catania – chiosa Cbc – è stato costruito, gestito e modernizzato solo attraverso giusti investimenti pubblici, appartiene a tutte e tutti noi che lo abbiamo finanziato. Nessuno può arrogarsi il diritto di mettere in vendita un bene comune”.

Luciano Mirone