Alla fine la montagna ha partorito il topolino. Sul Parco delle Torrette si potrà fare un Consiglio comunale “aperto” (data probabile il prossimo 2 maggio, dopo una richiesta protocollata dall’associazione contrada Gattaino sei mesi fa), ma non parliamo di varianti, come proposto dal consigliere Damiano Caserta del M5S allo scopo di velocizzare la procedura per tutelare l’area, perché a Belpasso la zona di espansione (la “zona C”, che secondo la mozione Caserta sarebbe dovuta diventare “zona F-Parco”) resta tabù, anche se tutti (a parole) sono d’accordo sull’istituzione dell’area a verde. Cercarne i motivi non è difficile. Diciamo che l’argomento è off limits da decenni. Sia in Consiglio comunale che fuori.

Lo striscione apposto dal comitato delle venti associazioni che vogliono il Parco delle Torrette. Sopra: una delle torrette presenti in quell’area

Per il numeroso pubblico presente in aula – che chiede a gran voce il Parco delle Torrette in contrada Gattaino, segno di una nuova consapevolezza sui temi dell’ambiente rispetto a qualche tempo fa – il bicchiere può essere considerato mezzo pieno, oppure mezzo vuoto.

Mezzo pieno per chi ritiene che la concessione di un Consiglio comunale aperto possa costituire una forma democratica per i cittadini che così potranno confrontarsi con i consiglieri comunali; mezzo vuoto per chi pensa che ormai il tempo delle chiacchiere, delle promesse e – per molti del pubblico – delle prese in giro è finito ed è arrivato il tempo dei fatti.

Punti di vista, anche se ieri sera in aula c’è stato qualche consigliere che ha citato Le metamorfosi di Kafka, quando forse sarebbe stato sufficiente scomodare Il gioco delle parti di Pirandello.

Dicevamo: numeroso pubblico, composto soprattutto dagli esponenti delle venti associazioni del comitato sorto spontaneamente, che a sorpresa hanno esposto uno striscione: “Parco delle Torrette. È l’ora dei fatti. Salviamo dal cemento il nostro futuro”. Poche ma significative parole che non tutti gli amministratori – specialmente sulla locuzione “E’ l’ora dei fatti” – hanno digerito.

A cominciare dal sindaco Daniele Motta che dice di non comprendere il contenuto dello striscione, dato che l’Amministrazione comunale è sempre stata d’accordo per l’istituzione del parco. Prova ne sia – è stato detto – che il Consiglio comunale, qualche mese fa, ha votato “contro” il progetto – sugli stessi terreni – di un centro commerciale che dovrebbe sorgere accanto a una palazzina a schiera prevista da una lottizzazione approvata nel 2010, cui hanno dato il recente via libera la Regione Sicilia, la Sovrintendenza ai Beni culturali di Catania e il Genio civile. Tutto questo attualmente è oggetto di un contenzioso (davanti al Tar di Catania) fra il Comune di Belpasso e la società Le Torrette srl., che dovrebbe realizzare sia il piccolo centro commerciale che la palazzina.

Sì, quella frase (“E’ l’ora dei fatti”) non è stata digerita, poiché dice indirettamente che se davvero ci fosse la volontà di giungere a una soluzione, la mozione dei 5S potrebbe essere votata in un baleno. E invece si è preferito “burocratizzare” l’argomento con l’impegno che si continuerà a battere la “strada maestra” del nuovo Piano regolatore generale (Prg), nelle cui direttive il parco è stato inserito sì, ma in modo generico, senza una perimetrazione, senza una volontà precisa da parte del sindaco e dell’Amministrazione, che in campagna elettorale hanno promesso il parco, ma nell’Agenda 2019 hanno dimenticato di inserirlo, così come hanno fatto con il Prg.

A proposito di Piano regolatore: che fine ha fatto? Ieri sera il sindaco ha detto che “si sta lavorando molto per il parco”, ma siccome la stesura del nuovo Prg è la conditio sine qua non per la sua istituzione, ci si chiede quando lo strumento urbanistico vedrà la luce. Fonti interne dicono ironicamente che si è ancora in mezzo a una strada, ma noi non vogliamo crederci.  

Purtroppo questo in Consiglio comunale non è stato detto, così come non è stato mai spiegato il silenzio assordante del sindaco e della maggioranza – presente in buona parte anche nella scorsa legislatura – sulla scelta dell’ex primo cittadino Carlo Caputo di strappare il Piano regolatore (nel 2013, appena insediatosi) dalle mani di uno dei più grandi urbanisti d’Italia come Leonardo Urbani – il quale, come da contratto, lo avrebbe consegnato in sei mesi – per darlo all’Ufficio tecnico comunale.

Come si ricorderà, Urbani si era aggiudicato il bando indetto dal commissario regionale Sajeva per revisionare uno strumento scaduto da decenni (oggi siamo “solo” con ventisei anni di ritardo), ma ha dovuto cedere il lavoro ad un ufficio comunale che – è stato ripetutamente detto in varie interviste che questo giornale ha fatto con personalità autorevoli – pur disponendo di personale preparato, non possiede gli strumenti adeguati per portare a compimento, almeno in tempi brevi, un’opera complessa come questa.

Così come non si comprende il silenzio assordante sulle roboanti promesse fatte dallo stesso Caputo, che da un lato prometteva il Parco, dall’altro non diceva che parte di quell’area, era stata lottizzata già dal 2010, quando lui era vice sindaco.

La verità è che a Belpasso quando si parla di “zone C” si preferisce cambiare discorso, citare Kafka, oppure proporre patrocini comunali sulle manifestazioni che riguardano l’argomento, ma alla fine si bocciano sonoramente le mozioni finalizzate a velocizzare e a rendere operativi questi progetti.

Appuntamento al Consiglio comunale aperto del (probabile) 2 maggio, prima della manifestazione indetta dalle venti associazioni per l’1 giugno.

Luciano Mirone