Dunque Riccardo Gullo, sindaco di uno dei tre Comuni di Salina, alle Eolie, dopo aver fatto i suoi passi alla Regione Sicilia per fare approvare il progetto relativo al secondo porto turistico dell’isola (200 barche, oltre 60 milioni di Euro) prende carta e penna, scrive a questo giornale e protesta garbatamente contro il presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna e il direttore dell’Unesco in Sicilia, Aurelio Angelini, smentendo ciò che costoro hanno dichiarato a L’informazione nei giorni scorsi. E cioè: 1) che il secondo porto turistico di Salina avrà un effetto devastante sull’ecosistema dell’isola; 2) che il progetto non è mai stato sottoposto a Legambiente; 3) che non è mai stato sottoposto neanche all’Unesco, dato che Salina, come il resto delle Eolie, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità.

Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia. Sopra: il sindaco di Leni (Salina) Riccardo Gullo

Dopo l’intervista con il presidente siciliano di Legambiente avremmo voluto sentire direttamente Gullo, ma siamo stati preceduti da una lettera scritta di suo pugno e pubblicata integralmente dal giornale.

Qualche giorno dopo, per approfondire certe dinamiche, abbiamo sentito il responsabile dell’Unesco in Sicilia, il quale ha confermato sostanzialmente ciò che Zanna aveva precedentemente detto, con l’aggiunta che con la realizzazione del secondo porto turistico, Salina perderebbe le sue peculiarità di isola incontaminata, e quindi potrebbe essere depennata dall’elenco dei siti Unesco-Patrimonio dell’umanità, cosa non da poco, visto il prestigio che tale riconoscimento ricopre a livello mondiale.

Anche nel secondo caso, Gullo prende carta e penna e smentisce l’intervistato, incassando la “solidarietà” di diversi cittadini di Salina (che evidentemente con quest’opera ritengono di risolvere i loro problemi soprattutto occupazionali) e dell’ex collega di Lipari, Michele Giacomantonio.

Prima di vedere cosa dice Gullo è bene precisare che la piccola isola di Salina – 2mila 400 abitanti distribuiti in 27 chilometri quadrati – è divisa in tre comuni: Santa Marina Salina, Malfa e Leni, con sindaci, Giunte, Consigli comunali e bilanci diversi. E questo – soprattutto in tempi di vacche magre – sembra un retaggio anacronistico che solo questa Italia può permettersi.

Ora si dà il caso che Gullo, oggi sindaco di Leni (600 abitanti), qualche decennio fa fosse sindaco di Santa Marina Salina (887 abitanti). Proprio allora – per dare la possibilità alla sua isola di migliorare i suoi collegamenti con la terraferma e di incrementare turismo – si batté per far costruire un porto nel suo comune per l’attracco di aliscafi, di navi e di barche da diporto. Con buoni risultati. Basti pensare che ogni anno a Salina approdano motoscafi, panfili e yacht di Capi di Stato, industriali, petrolieri e divi del cinema di tutto il mondo.

Aurelio Angelini, direttore dell’Unesco in Sicilia

Un fenomeno – secondo Zanna e Angelini – limitato ai soli mesi di luglio e agosto. Per il resto dell’anno – aggiungono – il porto non è vuoto, ma neanche pieno. Quindi, dicono ancora all’unisono, non si comprende la necessità di un’altra mega opera a poca distanza dalla prima, con le conseguenze che ne derivano.

Non solo. Ma se un giorno il terzo comune dell’isola – in questo caso Malfa (975 abitanti) – dovesse rivendicare la “sua” mega opera portuale, cosa succederebbe?

Il sindaco di Leni non smentisce – con carte alla mano – il fatto che con la nuova infrastruttura la distesa di posidonia, che regola il flusso e l’ossigenazione delle correnti marine, rischia di scomparire, così come un tratto di costa e la spiaggia di sabbia nera, come denuncia un’associazione culturale come Bcsicilia.

Non smentisce che il porto di Santa Marina Salina dista dalla località nella quale è stata progettata la nuova struttura solo quattro miglia nautiche, appena dieci minuti di barca.

Non smentisce che a Salina l’attuale porto si riempie solo per due mesi l’anno.

Non smentisce gli effetti che strutture così impattanti hanno avuto nella zona costiera siciliana situata dirimpetto alle Eolie, sia dal punto di vista naturalistico, sia dal punto di vista turistico, sia dal punto di vista delle infiltrazioni mafiose (basti pensare che Barcellona Pozzo di Gotto è proprio di fronte).

Gullo nelle sue missive chiarisce “che il progetto del porto di cui si parla riguarda sia la protezione, sia il consolidamento, sia l’ampliamento dell’attuale approdo, destinato ai collegamenti marittimi, con la realizzazione anche di un approdo sicuro per gli aliscafi e per le imbarcazioni locali, sia la realizzazione di una darsena turistica”.

In pratica il sindaco di Leni non parla esplicitamente di “porto turistico”, ma di “protezione” e di “consolidamento” dell’attuale approdo, con un “ampliamento” di cui non spiega né la dimensione, né il cemento da utilizzare, né gli effetti collaterali che gli studi allegati all’elaborato dovrebbero illustrare.

Il progetto del secondo porto previsto a Salina nella frazione di Rinella, che ricade nel Comune di Leni

Eppure basta osservare il progetto per notare che si tratta di un impianto da realizzare ex novo, con un “braccio” che si allunga e si ricurva sul mare, una barriera frangiflutti, e una serie di opere connesse. Tutto questo – secondo l’Unesco e Legambiente – non solo stravolgerebbero il sistema delle correnti e il fragile ecosistema di Salina, ma sarebbero incompatibili con il concetto di isola incontaminata e di sviluppo sostenibile previsto dall’Unesco.

Riccardo Gullo si chiede: “Cosa devono pensare di fare gli amministratori di una piccola isola e gli stessi isolani, se non un porto?”.

“Un” porto sì, ma due? Per giunta di quelle dimensioni, a poca distanza l’uno dall’altro e con quel popò di spesa.

“E ancora – è sempre Gullo che parla – cosa devono pensare di fare (gli abitanti, ndr.) durante l’estate quando l’ancoraggio selvaggio delle numerose imbarcazioni, e lo scarico delle stesse, creano seri problemi ambientali? Chiedere agli organi competenti di attuare il blocco navale con i respingimenti’, tanto di moda di questi tempi?”.

Su questo confessiamo – dato che non siamo esperti in materia – di non possedere una ricetta, e però non giureremmo che la presenza di un secondo porto turistico possa risolvere il problema. Questo per dire che al cospetto di problemi così complessi, le sole autorizzazioni regionali – specie per un’isola delicata come Salina – non bastano. Occorre rivolgersi al mondo accademico, agli esperti di turismo, di ambiente (di ambiente, sissignori, specie in un momento drammatico in cui per il pianeta si prospetta un futuro apocalittico), di geologia, di correnti marine, di flora e di fauna mediterranea. A San Vito lo Capo – dove da anni viene coniugato (con successo) il turismo con il rispetto dell’ambiente – sono stati i cittadini recentemente a fermare uno scempio annunciato come lo stravolgimento del vecchio porto.

“Ebbene – dichiara ancora il sindaco – l’Amministrazione Comunale di Leni ha pensato, ritengo legittimamente, di fare la cosa più ovvia che si potesse fare in questo caso, la cosa più normale. Programmare e progettare una idonea struttura portuale!”.

“Idonea” certo, quasi a voler dire indirettamente che quella esistente non lo sia. In questo caso deve essere spiegato perché e per quale ragione è necessaria l’altra.

Il porto costruito una ventina di anni fa a Santa Marina Salina

Dopodiché il primo cittadino di Leni dichiara che la costruzione di una struttura di quelle dimensioni e di quella spesa dovrebbe essere “cosa da non fare notizia, come un cane che morde un bambino”. E “invece no”, ribatte, “é diventata una vera notizia, come quando un bambino morde un cane!”.

Dunque per il sindaco di Leni una operazione del genere – con le critiche che stanno piovendo addosso – non è una “vera notizia”. Ci chiediamo cosa siano per lui le “vere notizie”.

E poi, riportando il pensiero del direttore dell’Unesco in Sicilia (“Quando un’Amministrazione decide di redigere un progetto del genere deve verificare la fattibilità con le linee guida contenute nel Piano di gestione dell’Unesco”), dichiara: “Posso assicurare che ciò è stato fatto”.

Non lo mettiamo in dubbio, ma l’Unesco e Legambiente hanno sollevato il problema mostrando serie preoccupazioni per la realizzazione dell’opera, e siccome Salina non è un’isola che appartiene solo ai tre comuni di pertinenza ma a tutta l’umanità, crediamo che il sindaco abbia il dovere di ascoltare urgentemente queste due autorevoli istituzioni e poi agire di conseguenza.

Luciano Mirone