La gente dell’Etna non ci sta. E dopo il terremoto di Santo Stefano, che ha colpito particolarmente il comune di Zafferana Etnea, e le frazioni di Fleri e di Poggio Felice, risponde alle accuse piovute da più parti nei giorni successivi.

Fabio Russo. Sopra: parte dei danni causati in uno dei comuni dell’Etna colpiti dal terremoto di Santo Stefano (foto La Sicilia)

La prima contestazione viene mossa nei confronti di Francesca Fialdini, la conduttrice della nota trasmissione televisiva su Rai 1, “La vita in diretta”, che nella puntata dello scorso 27 dicembre, a poche ore dal terremoto, nel corso di un collegamento da Fleri, ha rivolto la seguente domanda: “Ma vivendo ai piedi del vulcano attivo più alto d’Europa, e ad alta pericolosità sismica, non avete mai pensato di lasciare queste zone?”.

Ma neanche i toni del capo del Dipartimento nazionale della Protezione civile, Angelo Borrelli, sono stati digeriti. Borrelli, intervistato durante la sua visita a Fleri, ha detto caustico: “In queste zone non si dovrebbe mai costruire”.

Parecchio stigmatizzata anche la puntata de “La vita in diretta” del  3 gennaio, quando il noto e autorevole geologo del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), Mario Tozzi, ha affondato il coltello sulla piaga: “Se gli edifici fossero stati costruiti bene, non avrebbero dovuto avere queste lesioni. Abitate sotto il vulcano, dove i terremoti sono frequenti e si verificano con cadenza di ogni cinque anni e le eruzioni laviche con cadenza di ogni due anni, dovete esercitare la memoria ed avere consapevolezza che prima o poi il terremoto arriverà. Con magnitudo di questo tipo (4.8) le case avrebbero dovuto resistere se costruite con materiali adeguati. Non dovrebbero crollare così. Quando ogni venticinque anni ripristinate le case, anziché spendere i soldi per comprare la cucina nuova, pensate a consolidare la case e a renderla antisismica”.

Alessandro Russo

La Fialdini, nella stessa puntata, dopo aver ricordato di essere stata insultata sul suo profilo social per quanto detto nella puntata del 27 dicembre,  ha così rimarcato: “Se avete deciso di continuare a vivere in una zona così pericolosa, almeno adoperatevi per avere delle case antisismiche che non vi piombino addosso”. Noi – ben lungi dallo schierarci da una parte o dall’altra – abbiamo raccolto alcuni pareri fra le persone che vivono ai piedi del vulcano attivo più alto d’Europa.

Enrico Mirabella, che di professione fa il consulente del lavoro, con studio a Poggio Felice, non ci sta, e decide di rispondere pubblicamente con una lettera inviata al quotidiano “La Sicilia”: “E’ bene che qualcuno spieghi a questi geni dei salotti televisivi che se il 26 dicembre non ci sono state vittime, è perché le nostre case erano state edificate con criteri antisismici. Le abitazioni più recenti, dovendo rispondere a norme più rigide, non hanno praticamente subito danni; quelle precedenti sono state  consolidate dopo l’altro importante sisma del 1984 con le regole antisismiche vigenti all’epoca che erano meno stringenti di quelle attuali”.

Mirabella fa un’altra affermazione importante e dice ad alta voce: “In queste zone non ci sono abitazioni abusive, contrariamente a quanto qualcuno con gratuita cattiveria ha dichiarato”.

Enrico Mirabella

L’ingegnere Carmelo Grasso dell’Ordine degli Ingegneri di Catania, impegnato in molti sopralluoghi come tecnico, delinea i caratteri particolari di questo terremoto: “Il terremoto di Santo Stefano – afferma – è sottovalutato da tanti. Va analizzato non solo per la sua magnitudo, che a prima vista non sembrerebbe molto elevata, ma anche per la sua superficialità di appena un chilometro dall’epicentro, e per i suoi valori di accelerazione che hanno superato lo spettro elastico per la salvaguardia della vita e ne hanno amplificato gli effetti”.

A chi parla di abusivismo, l’ingegnere Grasso risponde: “A volte assistiamo a posizioni che sono un misto di presunzione ed arroganza. Si tratta di un terremoto che ha messo a dura prova gli edifici vicini all’epicentro, che nonostante tutto hanno tenuto bene e pur con danni sono rimasti in piedi. L’obiettivo di una casa antisismica è appunto quello di salvaguardare la vita umana, ciò è avvenuto”.

Si definiscono “indignati” anche i fratelli Alessandro e Fabio Russo, che dai microfoni di Uno Mattina hanno avuto modo di dire la loro: “Non siamo né folli, né pazzi, siamo consapevoli di vivere in una zona ad alto rischio sismico: nel tempo le case sono state costruite con il rispetto delle migliori norme antisismiche. Qui non c’è abusivismo. C’è gente rispettosa delle regole. A chi ci chiede di andare via da questa zona rispondiamo che il nostro rischio sismico non è superiore a quello di altre zone della Penisola. Se così fosse bisognerebbe evacuare quasi tutta l’Italia”.

Carmelo Maria Grasso

Alessandro Russo, sul suo profilo facebook, va giù duro nei confronti di chi ha detto che la gente etnea spende i soldi per rifarsi la cucina: “In alcune trasmissioni salottiere delle tv nazionali, ospiti e presunti esperti vengono reclutati per spettacolarizzare l’informazione, che poi non diventa più informazione, ma propaganda quando si fanno passare messaggi come quelli che la gente dei luoghi etnei spende i propri soldi per rifarsi la cucina o la stanza da letto, senza invece consolidare pareti, tetti e tramezzi delle proprie case. Gli autori di queste trasmissioni televisive, prima ancora dei loro disinvolti conduttori, si rileggano bene e approfondiscano adeguatamente note tecniche e pareri scientifici autorevoli”.

Rosalba Mazza