La strage di Capaci e l’estradizione del terrorista palestinese. L’operazione segreta “Stay Behind” degli Usa in Italia, quella che il giudice Palermo nel suo libro definisce “la Bestia”, mutò orientamento dopo il crollo del Muro di Berlino, nel 1989. Il nemico da abbattere non era più il comunismo sovietico, ma divenne il terrorismo islamico, che già aveva colpito tra gli anni Settanta e Ottanta obiettivi occidentali collegati alle rivendicazioni delle terre da parte dei palestinesi dopo l’occupazione da parte di Israele e il controllo filo americano della Striscia di Gaza.

Questo cambiamento ha interessato anche l’Italia e di esso il giudice Palermo ravvisa traccia nelle carte processuali relative alla strage di Capaci. Come mai? Questo passaggio è fondamentale nelle inchieste del libro: il 16 gennaio del 1991, proprio nel giorno in cui avveniva l’invasione dell’Iraq da parte USA, scrive il dottore Palermo, venne arrestato in Italia il terrorista arabo Al-Jawari, un terrorista di cui Giovanni Falcone aveva firmato l’estradizione negli USA poco prima di subire l’attentato. La consegna di Al-Jawary fu un fatto anomalo per l’Italia, poiché segnò la violazione di un patto non scritto, meglio noto come “Lodo Moro”, che sino a quel tempo aveva consentito ai terroristi palestinesi dell’OLP un lasciapassare di uomini e armamenti attraverso i territori del nostro Paese. In cambio l’Italia era rimasta immune da attacchi terroristici di matrice islamica.

Chi era Al- Jawary? L’arresto e l’estradizione di Al-Jawary ebbe un peso nella strage di Capaci? Perché era tanto importante Al-Jawary in quel momento per gli USA? Al-Jawary è un attentatore di “Settembre Nero” (organizzazione terroristica fondata nel 1970 da dinamitardi palestinesi), capace di confezionare atti terroristici con il Semtex, lo stesso esplosivo usato sia nell’attentato a Pizzolungo, sia nel fallito attentato a Falcone all’Addaura, sia nell’autobomba in Via D’Amelio. Al-Jawary era noto a FBI e a CIA per aver piazzato nel 1973 tre autobombe vicino ad obiettivi israeliani a New York: due banche israeliane sulla Fifth Avenue e il terminal cargo El-Al presso l’aeroporto internazionale John F. Kennedy. Le esplosioni erano previste in concomitanza con una visita del primo ministro israeliano Golda Meir. Le bombe però non esplosero, ma la costruzione e i materiali utilizzati hanno permesso all’FBI di collegare gli esplosivi alle bombe di Al-Jawary e alle lettere minatorie inviate da “Settembre nero”.

Il processo ad Al-Jawary assunse un ruolo mediatico cruciale negli Stati Uniti, afferma Palermo, proprio perché servì a motivare l’opinione pubblica nei confronti di un intervento bellico USA in Medio Oriente. Falcone probabilmente non fu informato di queste pressioni americane sul governo italiano per l’estradizione di Al-Jawary. Ma di certo vi si trovò in mezzo, sfiorando la verità, verità che egli aveva già intuito quando parlò di “menti raffinatissime” dietro al fallito attentato all’Addaura.

Un altro tassello importante: il processo “Big John” e il testimone chiave. Non bisogna dimenticare inoltre l’ultimo processo istruito da Falcone prima di essere trasferito a Roma: il processo denominato “Big John” (dal nome del mercantile con bandiera cilena salpato dal porto dei Caraibi con a bordo 596 chili di purissima cocaina), che riguardava il riciclaggio di narcodollari. Dopo la strage di Capaci, un imputato di quel processo si rese disponibile a parlare con Borsellino, ma non fece in tempo, perché Borsellino venne ucciso il giorno prima in via D’Amelio.

Era il “riciclatore” (come lo definì Giuseppe D’Avanzo ne “La Repubblica”, il novembre 1991) Giancarlo Formichi Moglia, incontrato personalmente da Carlo Palermo. Nel libro sono riportate le rivelazioni consegnate a Carlo Palermo da Formichi Moglia, da cui emergerebbe che la sua estradizione in Italia fu scambiata con quella di Al-Jawary dopo l’uccisione di Falcone. Formichi Moglia rivela l’esistenza di un’oligarchia finanziaria alla guida dei traffici di armi e droga nello scacchiere internazionale. Svela l’esistenza di un “conto dei conti” correnti, denominato “Alcantara”, il coinvolgimento dello IOR, della famiglia Rothschild e dei Rockefeller. Proprio quest’ultimo, a soli 15 giorni dalla strage di Capaci, da Baden-Baden dov’è riunito con il Club Bilderberg, esalta la concreta realizzabilità di un mondo governato da un’elite di banchieri mondiali, in deroga all’autodeterminazione nazionale.

L’attentato a Papa Giovanni Paolo II da parte di Ali Agca. Sopra. La strage di Capaci

Segreti di Stato e stragi ancora senza giustizia. Alla luce di questi riscontri, il giudice Palermo rivede i tanti misteri italiani: la strage di Portella della Ginestra, l’attentato a papa Giovanni Paolo II, il rapimento Moro, l’omicidio Impastato, la sparizione dei due giornalisti Toni-De Palo (http://www.carlopalermo.net/1921-2/), l’incendio sulla nave Moby Prince (http://www.carlopalermo.net/mandolini/), il caso Unabomber, il mistero della sigla Falange Armata, l’attentato al treno 904, Lockerbie, l’omicidio Rostagno.

Così anche le stragi del 1993 in Italia vengono collegate dal giudice Palermo, grazie a straordinarie coincidenze di date e fatti, agli eventi bellici internazionali. Nel 1993, mentre si celebra il processo ad Al-Jawary, avviene l’attentato al World Trade Center di New York, e la Corte di Honolulu firma l’estradizione di Formichi Moglia. Il rinvenimento, tra gli atti della Commissione parlamentare presieduta da Tina Anselmi, di un documento probabilmente stilato dal colonnello Giovannone, le cosiddette “XII Tavole”, contenente l’organigramma della P2, non solo conferma i nomi degli imputati delle indagini di Trento, poi assolti nei gradi successivi del processo, ma illustra molto chiaramente i legami tra traffici, terrorismo e massoneria in particolare quella bancaria. Le mappe intelligenti, documenti segreti su “Gladio” e su “Stay Behind”, così come gli ordini segreti della Marina militare, miracolosamente scampati alla distruzione e inclusi nel volume, illustrano e provano l’esistenza di un controllo territoriale da parte degli USA nelle aree in cui sono avvenute le stragi da Pizzolungo a via D’Amelio. La loro rilettura critica alla luce dei fatti storici, offrono inedite chiavi di comprensione da cui si deve ripartire per recuperare la verità.

L’ex magistrato Carlo Palermo

Il significato della vita. Il giudice Palermo, da sopravvissuto, si è sempre interrogato sul perché della sua seconda vita. Il suo libro è una risposta eloquente a questa richiesta di significato e, al tempo stesso, un invito a tutti noi. Dopo aver avuto il privilegio di conoscerlo personalmente e di averlo ascoltato attentamente, posso riferire di aver scorto in lui la più rara e sublime delle metamorfosi, quella gestazione interiore che dalla buia sofferenza affiora alla luce, grazie all’intelligenza della verità. Il Male, che voleva ucciderlo, non l’ha vinto. La sofferenza patita in questi anni non l’ha bloccato. Ho colto nelle sue parole il peso di lunghe solitarie lotte mentre nei suoi occhi brillava il sorriso dell’intuizione. Il libro testimonia il compimento che l’Autore ha traguardato dentro di sé come una conquista dalla quale riprendere il cammino. Quando non sai dove andare torna alle origini, dice un vecchio adagio. Un nuovo inizio, non un esito finale, ne sono convinta, per affrontare nuovi orizzonti, nuove battaglie. Nella consapevolezza che il suo impegno non resterà mai più solitario e che ciascuno di noi in cuor proprio, debba sentirsi, oggi più che mai, Carlo Palermo.

Alfia Milazzo

3^ puntata. Fine