“Zero Waste Sicilia si stringe in un forte abbraccio di solidarietà a Michele Sportaro e promette solennemente di non lasciarlo mai solo in questa battaglia”. E’ lapidaria l’associazione Zero Waste Sicilia in merito alla mega discarica progettata a Centuripe (Enna) e, attraverso uno comunicato stampa, da un lato si mette al fianco di Sportaro (attivista di Centuripe che si oppone all’impianto) che due sere fa ha subito un attentato alla macchina e altri due segnali inquietanti, e dall’altro dice “no” ad una struttura “inquinante per il territorio”, spiegandone dettagliatamente i motivi.

“Preoccupa – si legge nella nota – che l’attivista Michele Sportaro dopo aver organizzato una iniziativa per contrastare l’autorizzazione di questo impianto, ha subito immediatamente dopo una vile intimidazione di stampo mafioso (uccisione di animali, danni all’automobile e perfino ad impianti idraulici)”.

“Che la gestione dei rifiuti in Sicilia – scrive Zero Waste Sicilia – sia un grande business di interesse per la mafia è di dominio pubblico, e, pur non ipotizzando alcuna responsabilità ai proponenti dell’impianto, tale intimidazione getta delle ombre sull’intero progetto, che devono allertare cittadini ed istituzioni ad essere sempre vigili”.

Un momento della manifestazione dell’altra sera contro la discarica progettata a Centuripe (Enna). Sopra: panorama di Centuripe

Quindi l’associazione che da anni si batte per la raccoglia differenziata e per il riciclo dei materiali, descrive l’elaborato della discarica nei minimi dettagli: “Il progetto della nuova mega-discarica privata di Centuripe, ma più vicina a Catenanuova, situazione alquanto frequente dalle nostre parti (vedi quella di Mazzarrà S. Andrea più vicina a Furnari, o quella di Motta S.Anastasia più vicina a Misterbianco) prevede una vasca da 2 milioni 800 mila metri cubi. Per avere una idea delle quantità si pensi che tutta la Sicilia produce in un anno 2milioni 300mila tonnellate, al lordo della raccolta differenziata, cioè circa 3milioni 200mila metri cubi. Sarebbe dunque la più grande della Sicilia”.

“L’impianto – si legge nel comunicato stampa – prevede un Trattamento meccanico biologico (Tmb) che serve a separare e stabilizzare la frazione organica dal secco indifferenziato. Con il secco si possono produrre a freddo plastiche multicomposite (plasmix) che hanno grandissimo mercato per le numerose ed efficienti applicazioni (panchine, pali della luce, gabinetti portatili, tegole e materiali edilizi alternativi, nelle cosiddette fabbriche dei materiali, che si inquadrano perfettamente nel quadro dell’economia circolare, verso cui si sta muovendo lentamente l’Europa”.

“Tuttavia questo impianto – seguita l’associazione ambientalista – insieme ad un impianto di compostaggio di 110 tonnellate, prevede una vasca di 300 metri cubi al giorno di percolato (che viene solo dalla putrefazione dell’indifferenziato) e la trasformazione del secco in combustibile da rifiuti (CSS)”.

“Pertanto – si legge ancora – invece di recuperare materia prima seconda sotto forma di plasmix, si propone di incenerire il CSS ed inquinare il territorio con emissioni gassose tossiche, nocive e climalteranti, più nano polveri e perfino scorie liquide e solide (il 25 per cento circa) che vanno in discariche speciali a costi quadrupli per la collettività”.

E dire – prosegue Zero Waste Sicilia – che se si raggiungessero gli obiettivi di legge del 65 per cento di raccolta differenziata ed il 50 per cento di recupero di materia dai rifiuti, di questo enorme impianto non ci sarebbe bisogno”.

Luciano Mirone