Sul litorale di Calatabiano, a Marina di San Marco, bellissimo tratto di spiaggia fra Catania e Taormina, due notti fa sono state ritrovate due piccole tartarughe Caretta Caretta, specie molto nota nei mari del Mediterraneo. Evento particolare e raro che ha suscitato parecchia emozione tra gli abitanti del luogo, mobilitatisi per la messa in sicurezza dei preziosi nascituri. L’area è stata subito segnalata e sottoposta a supervisione grazie ai volontari del WWF, al Sindaco di Calatabiano, all’Asp e alla Capitaneria di Porto.

La spiaggia di San Marco in territorio di Calatabiano (Catania) dove ha nidificato la tartaruga Caretta Caretta

È una notte piacevole, fatta di stelle cadenti e mare calmo, adatta ad una nascita così speciale, soprattutto per Calatabiano che non assiste a questo evento dagli anni ottanta. Le due piccole ritrovate potrebbero essere le prime due (o le ultime due) della schiusa e la zona verrà dunque monitorata per le sette notti della settimana seguente; decidiamo dunque di trascorrere la notte in spiaggia, in attesa che il dolce evento si ripeta. Qui conosciamo il responsabile della cellula locale WWF, impegnato nel “Progetto Tartarughe”, azione mirata al fine di proteggere la specie.

“Progetto Tartarughe”, da diversi anni ormai, si occupa di controllare e proteggere le spiagge di queste nascite e di coinvolgere più persone possibili con costanti campagne di sensibilizzazione, così da spronare alla segnalazione in caso di avvistamenti.

Costante è l’interesse per la Playa di Catania, le spiagge di Priolo e San Lorenzo, note per l’annuale presenza di nidi.

Gli esemplari di Caretta Caretta nati nella spiaggia di San Marco presso Calatabiano (Catania)

A queste zone, ci dicono, si unirà San Marco che da ora in poi verrà sottoposta a diversi controlli ogni anno. Non è infatti un caso se le uova sono state deposte qui; l’esperto ci spiega che le femmine della specie ritornano nella spiaggia dove sono nate dopo i 30 anni della maturità sessuale per deporre le proprie uova. Quest’ultima preziosa informazione regalataci dagli attivisti del WWF, è una grande emozione. È l’incanto della natura, la magia del fenomeno che non si può giustificare, lo stupore di quest’essere che per 30 lunghi anni conserva il ricordo della terra che gli ha dato vita, delle prime onde che ha toccato e lì torna per creare lei stessa nuova vita.

Accompagniamo i volontari nel giro di perlustrazione. Si cerca il nido o i nidi perché è possibile trovarne più di uno. Il responsabile ci mostra in foto cosa dobbiamo cercare: una fossa dalla quale si propagano delle orme, segno del tragitto compiuto da mamma tartaruga.

Il perimetro da perlustrare è vasto e non è scontato che il nido si trovi nelle vicinanze del ritrovamento. Le tartarughe muovono verso il mare poiché attirate dal riverbero della luna sull’acqua e spesso accade che fonti luminose presenti sulla spiaggia potrebbero confonderle, allontanarle dal mare e consegnarle a morte certa. Dunque, perlustriamo la zona circostante, la struttura balneare vicina al recente ritrovamento, potenziale fonte di pericolo a causa delle luci presenti che potrebbero disorientare le piccole creature.

Più volte nel corso della nottata la zona verrà ripercorsa: le tartarughe si spostano con notevole velocità e necessitano l’immediato contatto con l’acqua poiché rischiano di disidratarsi.

Si continua così la ricerca del nido; trovarlo ne faciliterebbe il salvataggio riducendo la zona da sottoporre ad osservazione e permettendo di creare, con apposite reti, una via da far percorrere alle nasciture fino al mare.

Purtroppo però, vista l’alta stagione, il nido è difficile da individuare poiché la sabbia è smossa dal via vai di gente che affolla le spiagge. A tal proposito, i volontari ribadiscono l’importanza e l’efficacia della campagna di informazione e sensibilizzazione promossa da “Progetto Tartaruga”, necessaria a mettere in guardia i bagnanti che potrebbero calpestare i nidi o pensare inconsciamente di portare con sé qualche “trovatella” (specie selvatica, non sopravvivrebbe in acquario poiché si nutre solo di plancton e necessità dell’acqua di mare).

La tartatughina mentre cerca di guadagnare la riva del mare

La nottata prosegue. Qualcuno resta vicino all’area delimitata, qualcun altro continua a controllare le zone vicine. Purtroppo per noi, stanotte nessun altro esemplare si è mostrato. Forse la schiusa è terminata con le due tartarughe della notte precedente, forse le altre si trovano ancora nel guscio caldo ad attendere il proprio momento… i giorni a venire daranno risposte.

Quel che conta è che San Marco regala ancora emozione e vita, aiutata dall’uomo saggio che protegge questi nobili regali.

Il mare è una poesia che non tutti sanno interpretare e chi gli è nato in grembo, con il suo odore in petto, con il grande blu condivide gioie e dolori.

Gioiamo se lo scopriamo culla di queste piccole creature che sentiamo quasi figlie nostre, ci rattristiamo se lo troviamo sporco, proviamo l’emozione della libertà se tira lungo e si alza impetuoso.

Chi nasce Colapisci, viene ad odorare il mare. Assapora la terra bagnata, allarga le narici per cogliere l’essenza degli eucalipti. E, se si presta l’occasione di un evento raro che con sé porta anche un forte senso di rivincita e di riscatto, corriamo a passare la notte in spiaggia per condividere un pezzo di storia con quella distesa sabbiosa che per noi è casa.

Un’oasi spesso deturpata, troppe volte violentata che cela nel suo mare profondo segreti e ferite ma il cuore si allarga: se la Caretta Caretta ci ha scelti ed è tornata, c’è ancora speranza.

Anael Intelisano