“Una mega struttura in cemento camuffata da porto turistico, come quella che si vorrebbe costruire a San Vito lo Capo, è assolutamente incompatibile con la natura, con l’economia, con la cultura di questo territorio. Non vogliamo una nuova Dubai, ma una valorizzazione della bellezza che il nostro paese offre”.

Melchiorre Miceli è il presidente dell’associazione operatori turistici di San Vito lo Capo, un sodalizio che raggruppa la maggior parte delle strutture alberghiere e commerciali del territorio.

Melchiorre Miceli, presidente dell’associazione albergatori di San Vito lo Capo. Sopra: la spiaggia

Presidente, perché la sua associazione si oppone alla realizzazione di quest’opera sulla spiaggia di San Vito?

“Per vari motivi. Primo: perché si ripromette di modificare in peggio i moli esistenti, che già creano dei danni al golfo di San Vito. Infatti periodicamente siamo costretti ad operare dei rifacimenti perché c’è sempre un’erosione causata da queste due strutture costruite diversi decenni fa. Non solo non si prevede un intervento per evitare l’erosione, ma si farà in modo di peggiorarla, con l’aggravante che non risulta uno studio di supporto. Secondo: perché la società che vuole costruire l’opera (la “Marina bay srl” di Trapani, ndr.) ha presentato un progetto secondo quanto prevede la legge Burlando sulla realizzazione delle strutture portuali”.

Qual è il problema?

“Che nel progetto di strutture portuali (a parte la modifica dei moli) c’è poco”.

In che senso?

“Nel senso che il progetto prevede tutt’altro rispetto a un porto”.

Cioè?

“Un villaggio. Da costruire sulla spiaggia. Cemento a gogò. Nella relazione di presentazione leggo diverse bugie. La legge Burlando prevede la realizzazione di impianti portuali fissi e mobili e di strutture complementari alla nautica. Cosa c’entra con questa norma un albergo a cinque stelle con cento camere, più ottanta appartamenti, più un parcheggio sulla spiaggia, più la cementificazione di tutta la parte interna del porto?”

Addirittura.

“E’ prevista la tombificazione della sabbia presente nell’area portuale. Questi signori sanno quanto tempo occorre per produrre un granello di sabbia? Migliaia di anni. E questi con una colata di cemento pensano di seppellire tutto. Il fatto incredibile è che questa società non ha cercato neanche un confronto con l’Amministrazione comunale, con i cittadini, con le parti produttive. Ha trovato questo canale che la legge le permetteva ed è andata avanti. Noi abbiamo fatto le nostre osservazioni, il nostro legale sta monitorando la situazione”.

La trasparenza del mare di San Vito lo Capo (foto Calvino)

Una struttura del genere non potrebbe inserirsi con quelle già esistenti?

“A parte il danno che provocherebbe ai delicati equilibri della natura, non riempirebbe neanche un vuoto: gli alberghi ci sono (con circa settemila posti letto ufficiali e altrettanti non ufficiali), i servizi ci sono, i moli idem: basti pensare che nel porto turistico esistente ci sono quattro attracchi. Quindi non è che si interverrebbe in una zona dove c’è una vacatio. Ci sono le concessionarie che svolgono da tanti anni quello che vorrebbero fare loro”.

Questo giornale è stato il primo ad occuparsi della vicenda. Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto dei commenti da tutta Italia: tutti si sono pronunciati sfavorevolmente alla realizzazione dell’opera, tranne una lettrice che ha espresso un giudizio positivo, in quanto la struttura – a suo dire – darebbe dei posti di lavoro.  

“A parte il fatto che darebbe lavoro solo alla manovalanza e solo per un periodo limitato, chiarisco che non stiamo contestando l’investimento, ma il luogo. Ripeto: una struttura del genere è incompatibile con San Vito lo Capo perché creerebbe danni ad un territorio che con sacrifici è riuscito a creare degli equilibri straordinari”.

E se si dovesse insistere?

“C’è un iter da seguire. Ed è quello delle conferenze di servizio, dove diversi soggetti devono intervenire: Regione Siciliana, Genio civile e opere marittime, Sovrintendenza ai Beni culturali, Comune di San Vito lo Capo. Finora sono state raccolte più di duemila firme e oltre trenta osservazioni contrarie. E poi il Consiglio comunale, all’unanimità, ha dato un primo diniego. Più chiaro di così…”.

Luciano Mirone