Da due settimane a Patti (Messina) “motosega selvaggia” è entrata in azione. Dopo avere colpito in vari punti della città (parliamo degli anni recenti), stavolta è il parco comunale ad essere sottoposto a un’azione “senza precedenti” – secondo la valutazione di un consigliere comunale di opposizione –  di capitozzature, di potature e perfino di tagli, che il sindaco Mauro Aquino giustifica spiegando che si tratta di alberi secchi da eliminare per salvaguardare l’incolumità dei passanti.

Patti. Il viale del parco comunale (foto Angelo Pilì da fb). Sopra: una panoramica sul parco comunale della cittadina messinese

Da diversi giorni il rumore incessante delle seghe meccaniche – e forse le foto che pubblichiamo non rendono l’idea – accompagna la scomparsa di diverse essenze mediterranee presenti nel parco, mentre degli altissimi pini marittimi restano solo i lunghi tronchi spogli, coronati da sparute chiome, ben lontane dalla caratteristica forma ad ombrello di questa specie.

Il sindaco dichiara che si tratta di un normale lavoro di “pulizia”, ma intanto sull’argomento si sono innescate delle polemiche finite in Consiglio comunale con l’interrogazione del consigliere d’opposizione Filippo Tripoli, il quale parla di “scellerata e inspiegabile potatura della stragrande maggioranza del patrimonio arboreo del parco”.

Lo scorso anno Italia Nostra è stata molto critica nei confronti dell’Amministrazione pattese: avete presente la legge 431/85 (i parchi sono sottoposti a vincolo paesaggistico) e la legge 10/2013 (i Comuni promuovono gli spazi verdi urbani in considerazione dell’importanza del verde pubblico nel miglioramento dell’ambiente)? Bene: “L’Amministrazione comunale di Patti – secondo la prestigiosa associazione che ci occupa della tutela del patrimonio naturale e culturale italiano – va in direzione completamente opposta”.

Nell’interrogazione  il consigliere Tripoli vuol sapere se il recente intervento al parco comunale rientra nella ordinaria o nella straordinaria manutenzione, se esso è seguito da personale qualificato, se per questa operazione esiste un incarico formale, dato che la gestione del parco, dal 2016, rientra nelle mansioni di una cooperativa. “Il dipartimento forestale è stato debitamente informato?”, incalza Tripoli. “Con quale riscontro?”. In poche parole, il consigliere d’opposizione chiede se l’intervento è stato accompagnato da ordinanze d’urgenza, da delibere di Giunta, da determine dirigenziali o dal parere di un tecnico.

Il taglio di un albero (foto Angelo Pilì da fb)

Già nel giugno dell’anno scorso l’Amministrazione comunale aveva tentato il taglio di “tutti gli alberi d’alto fusto ormai secchi”, ma il provvedimento, come detto, aveva provocato la presa di posizione di Italia Nostra, secondo cui “negli ultimi anni, più di 200 alberi, sono stati tagliati con motivazioni spesso discutibili”. A quel punto l’intervento arboreo è stato ridimensionato (somma impiegata: circa 7mila euro).

“Non pensavo che un provvedimento del genere potesse scatenare delle polemiche”, dice il primo cittadino alla stampa cittadina. “Considero esagerato tutto ciò. Stiamo lavorando per riportare il parco ad una fruizione di tutti, quindi è necessario mettere in sicurezza la struttura”.

A dire il vero l’Amministrazione municipale non è nuova a questo tipo di “interventi”. Durante i lavori di riqualificazione del rione San Nicola, gli undici tigli che adornavano da più di 70 anni piazza Niosi sono stati fatti a pezzi. L’eliminazione degli alberi (molto profumati in certi periodi dell’anno) costò allora più di 11mila euro.

Per la palma centenaria della villa comunale, invece, ci si premurò di acquisire il parere dell’agronomo che fornì delle giustificazioni non proprio convincenti (almeno per tutti).

Per non parlare del sacrificio delle palme mal curate e dei pini marittimi del lungomare di Patti Marina sostituiti da incredibili muretti in cemento, mentre, respingendo il parere dei tecnici comunali che suggerivano la sostituzione delle palme eliminate con alberi d’alto fusto, l’assessore al verde Alessia Bonanno dichiarava che eventuali nuovi alberi non avrebbero dovuto superare i due metri d’altezza.

Perché tanto accanimento contro un bene comune? Per gli alberi delle strade e delle piazze (tutti orribilmente e ripetutamente capitozzati, in attesa che si ammalino) si può pensare ad una strizzata d’occhio a quei cittadini che lamentano l’”affronto” compiuto alle loro automobili da resina e foglie.

Ma per ville, parchi e giardini? Qualcuno invoca l’affronto al panorama: “Non si vede più il mare”. Già, perché a Patti la pietra dello scandalo sono gli alberi, non il cemento.

Gloria Faustini