Dunque Marcello Dell’Utri resta in carcere. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha deciso oggi motivando con un secco no la richiesta di scarcerazione avanzata dai difensori dell’ex parlamentare, aggiungendo – particolare non secondario – la richiesta di condanna a 12 anni di reclusione avanzata in questi giorni dalla Procura di Palermo nel processo trattativa “Stato-Mafia”.

I magistrati spiegano che il fondatore di Forza Italia “potrebbe scappare” in quanto “le patologie di cui è affetto non sono in stato avanzato”. Secondo i giudici di Sorveglianza, Dell’Utri – detenuto nel centro clinico del carcere romano di Rebibbia – “è in grado di deambulare”: proprio per questa ragione “potrebbe fuggire”. E in ogni caso non può essere sottoposto alle terapie necessarie in quanto munito di braccialetto elettronico.

Le patologie dell’ex senatore sono diverse: dalla cardiopatia al diabete, con un carcinoma alla prostata diagnosticata lo scorso luglio. Pertanto l’ex parlamentare – a parere del Tribunale – può essere curato presso i reparti di Servizi assistenza intensificata (Sai) previsti all’interno delle strutture carcerarie.

Tuttavia colpisce non poco il fatto che i magistrati nelle motivazioni del diniego abbiano aggiunto quella richiesta di condanna a 12 anni avanzata dai magistrati siciliani nell’ambito di uno dei processi più controversi degli ultimi decenni. Un dibattimento nel quale il fondatore di Forza Italia – assieme ad ex ministri e funzionari del Ros – ricopre un ruolo apicale. I giudici – seppure indirettamente – lo hanno voluto fare rilevare, tanto per far comprendere la cifra del personaggio in questione.

Nell’immagine di apertura : Marcello Del’Utri (foto Sky)

Barbara Contrafatto