A Belpasso rubano due pregevoli sculture situate all’ingresso di una delle ville più antiche del paese e contemporaneamente si parla del progetto di un centro commerciale che – secondo voci autorevoli – dovrebbe sorgere di fronte, con tanto di pareri favorevoli che sarebbero stati apposti nelle scorse settimane dalla Regione Sicilia. Quindi cercate voi stessi il nesso fra le due cose, dato che entrambe – la villa e il possibile centro commerciale, di cui al Comune dovrebbero esserci le carte trasmesse recentemente da Palermo e su cui ci aspettiamo chiarimenti – sono inserite in una delle zone più suggestive e incontaminate del paese, contrada Gattaino, dove da anni c’è un vincolo paesaggistico grazie alle straordinarie testimonianze della civiltà contadina (le torrette, i muri a secco, i terrazzamenti, i sentieri che conducono verso l’Etna), alle lingue di lava antichissime, alla straordinaria varietà di flora mediterranea. Il tutto nella linea di confine fra il centro abitato (che avanza) e la campagna (che si restringe).

Belpasso. Una torretta di contrada Gattaino. Sopra: la villa con le sculture dei leoni

Il Piano regolatore generale (Prg) redatto negli anni Ottanta dal cugino di Salvo Lima (sì proprio l’ex parlamentare europeo colluso con Cosa nostra e ucciso il 12 marzo 1992), invece di programmare la salvaguardia di questi luoghi, ne ha decretato la fine prevedendo proprio lì la zona d’espansione. Sì, cercatelo questo nesso fra una villa antica esposta al degrado e l’eventuale centro commerciale, che magari non sarà Etnapolis, ma assicurerà una ulteriore colata di cemento in un posto così bello.

Dopo averlo trovato, cercate di capire perché questo paese dell’Etna, parte integrante del Patrimonio Unesco dell’umanità, non riesca a spiccare il volo dal punto di vista turistico.

La villa senza le sculture

Intanto diciamo che su sollecitazione delle associazioni, dei boy scout, di semplici cittadini – che nel 2014 hanno organizzato una marcia per chiedere all’Amministrazione comunale di tutelare la zona attraverso l’istituzione del Parco delle Torrette – il sindaco Carlo Caputo ha promesso solennemente che la richiesta sarebbe stata inserita nel nuovo Prg. Promessa mantenuta. Il problema è che da quel momento, di Parco delle Torrette non si è più parlato (almeno pubblicamente). Basta leggere quanto scrive Sciarablog in quel periodo: “Sono passate solo due settimane e del Parco delle Torrette non si parla più”. Da allora sono passati “solo” quattro anni.

Intanto in quella contrada trafugano le sculture dalle ville antiche (due leoni ottocenteschi in pietra bianca di Siracusa che riproducono lo stemma della famiglia aristocratica che ne è proprietaria da sempre), spianano con le ruspe certe superfici piene di testimonianze preziose, scaricano ingenti quantità di inerte su altre aree per eliminare la Regia trazzera, i terrazzamenti e ricavare dei terrapieni. Insomma a Gattaino si muovono diverse cose. E non solo a Gattaino.

L’area dove è previsto il Parco delle Torrette

Giancarlo Consoli appartiene alla dinastia che alla fine dell’Ottocento – su un palmento e una cantina del 1750, come reca la data scolpita nella roccia  – edificò il manufatto: 600 metri quadrati di superficie costruita, 1500 di area adibita a verde, dove trovi l’arco in pietra bianca, il pavimento in cotto, i sedili in maiolica, la cisterna col ferro battuto, le stanze coi soffitti affrescati, le volte a sesto acuto, il palmento, le cantine.

Dopo il furto delle sculture, Giancarlo è andato dai carabinieri per sporgere denuncia e poi, con amarezza, ha raccontato il fatto su facebook, poiché – dice – “quei leoni rappresentavano un pezzo di memoria storica del luogo”.

“Quando l’altro giorno mi sono recato nella villa e ho notato che i due leoni che sorvegliavano l’edificio non c’erano più, mi sono rattristato”.

“Si tratta di sculture di almeno centocinquant’anni”, afferma. “Dal punto di vista artistico sono irripetibili. Non esistono più gli scultori della pietra bianca che, partendo dal grezzo, plasmano la materia come gli artigiani di una volta. Per portare via quelle sculture (che sono di peso notevole) avranno agito su commissione. La casa è disabitata da un anno: avranno agito con mezzi adatti (un’autogru o qualcosa del genere): non ho trovato alcun segno di effrazione, evidentemente erano organizzati”.

“Questa casa fu costruita alla fine dell’Ottocento da un mio bisnonno ed era attorniata da un vigneto molto esteso. Un impianto agro industriale straordinario al quale ero e sono legatissimo: da bambino, nel periodo della vendemmia, mi ci recavo coi miei. Una festa che si condivideva coi mezzadri, coi raccoglitori, con le loro famiglie. Durante la guerra, in questa casa, vennero accolti moltissimi sfollati, anche per la presenza dell’acqua della cisterna grande. Per i bambini e i ragazzi le torrette erano dei bellissimi parco-giochi dove ci si divertiva tanto”.

La mobilitazione degli scout e delle associazioni per chiedere l’istituzione del Parco delle Torrette

“La villa, a mio avviso, deve essere salvaguardata con un vincolo architettonico, oltre che paesaggistico: alcuni anni fa, contro i nostri stessi interessi, ne abbiamo fatto richiesta alla Sovrintendenza, la quale ritenne di non apporlo. Più volte siamo stati sollecitati dall’ex sindaco Papale (oggi deputato regionale) che ci diceva: questa casa deve essere acquistata dal Comune o dalla Regione per farne un museo della pietra lavica. Ancora aspettiamo”.

“In un contesto così bello, si doveva prevedere un tipo di urbanizzazione più intelligente: chi viene dalla città e vuole comprare una casa in paese, ha l’esigenza di risiedere in una villetta (non in un altro condominio) immersa in un parco naturale, come succede a Pedara, a Mascalucia e in altri centri, dove il parco lo hanno realizzato al centro del paese. A Belpasso ho visto una totale mancanza di sensibilità e di progettazione urbanistica”.

“Le torrette hanno un immenso valore. Le hanno costruite i nostri contadini nei secoli scorsi, quando  dissodavano il terreno lavico ed erigevano queste costruzioni piramidali con la pietra estratta dal terreno. Opere che servivano per abbellire la zona e per trarne utilità. Nella torretta più grande avevano addirittura realizzato un belvedere al quale si poteva accedere attraverso dei sentieri; pensate che i contadini avevano allestito dei sedili in pietra lavica con delle mattonelle in ceramica. Nel periodo della vendemmia le torrette diventavano delle ‘telecamere’ naturali: i proprietari dei vigneti pagavano un custode che la notte dormiva su un pagliericcio per controllare che laggiù non venisse rubata l’uva. La torretta più grande, secondo il Piano regolatore di Lima, doveva essere abbattuta per realizzare una piazza: allora, assieme al compianto Egidio Lo Vetere e ad alcuni componenti di Radio Essenza, ci opponemmo e la salvammo”.

“Un patrimonio di inestimabile valore che il sindaco Caputo aveva promesso di tutelare, tanto che il nuovo Piano regolatore (redatto da poco sotto la sua Amministrazione) ha previsto un’area destinata a Parco. Su questo argomento una studentessa di architettura, Raffaella Menza, ha realizzato una bella tesi di laurea, che prevede percorsi natura, giochi per bambini, piste ciclabili e tanto altro”.

Il terrazzamento con i vigneti prima dello scarico dell’immensa quantità di detriti (foto Sciarablog)

“Nello stesso periodo abbiamo fatto venire il professore Maurizio Spina dell’Università di Catania, che è rimasto colpito dall’architettura di queste strutture: una addirittura era stata concepita dalla natura a forma di anfiteatro. Una cosa sbalorditiva”.

“Non hanno capito che la zona d’espansione interrompe la ‘maglia a scacchiera’, che da sempre caratterizza il paese. Basta vedere cosa è stato combinato nelle zone limitrofe: palazzine, cooperative, edifici che non c’entrano nulla con questo contesto. Un’architettura vecchia, datata, superata. Da quando l’edilizia è entrata in crisi e i costruttori sono in difficoltà, la zona è rimasta esposta al degrado. In compenso qualcuno ha mandato le ruspe e ha distrutto tutto senza neanche recintare l’area, senza affiggere un cartello di inizio lavori. Abbiamo dovuto fare la richiesta al Comune di fermare i mezzi: eravamo vicini alla torretta più importante, una cosa da pazzi. Il paradosso è che in un posto del genere ci sono delle regolari licenze edilizie. Se continuiamo così non resterà più nulla”.

Belpasso. Contrada Gattaino. Il terrapieno di detriti che cancella i terrazzamenti e parte della Regia Trazzera (foto Sciarablog)

“Ho difficoltà a capire cosa voglia realizzare l’attuale Amministrazione. Ho l’impressione che da un lato si facciano grandi proclami, e dall’altro non ci sia una grande volontà politica per intervenire, ma voglio sbagliarmi. Il Parco prevede la salvaguardia della torretta principale e di un vecchio rustico che sta cadendo a pezzi, poca cosa rispetto a un territorio che andrebbe conservato per intero. Più volte è stato richiesto al sindaco di identificare l’area da circoscrivere, con limiti e confini precisi (bisogna provvedere agli espropri); ho avuto la sensazione che l’Amministrazione abbia detto: abbiamo fatto anche troppo, fermiamoci. Qualcuno addirittura dice: dopo le elezioni ci penserà la nuova Amministrazione”.

“Eppure alla Regione sono previsti dei fondi disponibili per i parchi urbani. Il problema – mi hanno spiegato a Palermo – è che il Comune non presenta il progetto. Quello che non si capisce è che i primi a trarre giovamento da una previsione di sviluppo sostenibile sono i proprietari di quei terreni. Gli abitanti della zona premono affinché quel posto venga tutelato. Il problema è politico”. Dopo elezioni ci penserà la nuova Amministrazione. Certo…

Luciano Mirone