“Facciamo appello all’Anac e alla magistratura, alle quali consegneremo tutte le carte in nostro possesso, perché intervengano per verificare le anomalie della gestione dei rifiuti nella città di Catania”. Poche e dure parole quelle del movimento Catania Bene Comune per evidenziare che la situazione della spazzatura nel capoluogo etneo è assai preccupante.

“La società Senesi – recita il comunicato – sequestrata l’altro ieri dalla magistratura e il cui amministratore delegato è stato arrestato nell’ambito dell’operazione Gorgoni su mafia, politica e imprenditoria legata alla gestione dei rifiuti, è la società che gestisce in associazione con la società Eco.Car la raccolta dei rifiuti nel Comune di Catania”.

Catania, la gestione del servizio dei rifiuti (foto La Sicilia). Sopra: cassonetti colmi di spazzatura (foto Catania today)

“La Senesi – prosegue Catania Bene Comune – nel marzo scorso si è aggiudicata l’appalto-ponte per la raccolta e lo spazzamento dei rifiuti della città di Catania. È stata l’unica azienda a presentare un’offerta per un bando pubblicato in emergenza visto che nessuna azienda aveva presentato offerte in occasione della gara per la gestione pluriennale del servizio di raccolta a Catania. Gara andata deserta già due volte”.

Eppure questo servizio costa ai catanesi “quasi 12 milioni di euro per tre mesi: 110mila euro al giorno. Una cifra enorme”, denuncia il movimento.

E poi una domanda: “Perché per un servizio così redditizio solo una società si è presentata alla gara? Perché la gara che avrebbe impedito le proroghe è andata deserta? Siamo certi che a queste domande, alla luce del sequestro della società e delle inchieste sulle infiltrazioni mafiose, risponderà la magistratura”.

Ma secondo Catania Bene Comune “c’è di più e di molto più grave”. “Da quando il gruppo Senesi si è aggiudicato l’appalto, gli uffici del Comune di Catania che dovrebbero occuparsi di verificare il corretto svolgimento della raccolta dei rifiuti e della pulizia della città, erogando multe salate per gli inadempimenti dell’azienda, sembra abbiano smesso di funzionare. Ogni giorno – prosegue il comunicato – decine di sorveglianti, impiegati del Comune, girano la città e verificano il rispetto delle condizioni contrattuali dell’appalto. Le sanzioni, in allegato, sono salatissime: per ogni cumulo di rifiuti che i cittadini hanno lasciato fuori dai cassonetti e non raccolto dalla ditta 1000 euro al giorno di multa, per ogni area non spazzata 600 euro al giorno di multa, per il semplicissimo coperchio del cassonetto lasciato aperto 100 euro di multa al giorno, per il cassonetto non lavato accuratamente 300 euro di sanzione al giorno, per il cassonetto danneggiato e non riparato 300 euro di sanzione al giorno”.

Si tratta di “multe enormi che dovrebbero essere puntualmente presentate all’azienda che ogni giorno percepisce più di 100mila euro per il servizio di pulizia della città”. E invece, secondo Catania Bene Comune, “da quando Senesi ed Eco.Car hanno vinto l’appalto le multe sono irrisorie e ogni mese hanno lo stesso importo: milleduecento euro”.

Catania, rifiuti in fiamme (foto Sicilia journal)

Una somma “insignificante” a parere del movimento, prova ne sia che “il comune di Aci Catena, anch’esso finito nel mirino della magistratura per la gestione dei rifiuti, erogava ogni mese a Senesi penali di 12mila euro. Dieci volte le sanzioni di Catania per un comune che ha meno di un decimo degli abitanti”.

Ma le contraddizioni non si fermano qui: “Ogni mese il direttore dell’Esecuzione del contratto con Senesi ed Eco.Car, funzionario del Comune di Catania, responsabile dei sorveglianti e delle sanzioni, ha redatto il prospetto delle penali da presentare alle ditte, controfirmato dal direttore dell’Ecologia, Leonardo Musumeci. Ogni mese sanzioni diverse ma con una cosa in comune: l’importo complessivo. Milleduecento euro”.

Evidentemente a Catania, scrive ironicamente il movimento d’opposizione, “nessun cassonetto è aperto, nessun cumulo di rifiuti per le strade, nessun cassonetto rotto”. Evidentemente “l’Amministrazione comunale e i 15 sorveglianti girano la città bendati”.

Poi un altro affondo pesante: “Catania Bene Comune da mesi si occupa della vicenda e ha presentato varie richieste di accesso agli atti per conoscere nel dettaglio le attività dei sorveglianti e dell’ufficio che si occupa delle sanzioni. L’amministrazione avrebbe dovuto fornire entro 30 giorni tutte le carte ma ne sono passati 60 e ancora non vengono consegnate. Di tutto questo sono stati puntualmente informati l’assessore al ramo Rosario D’Agata, il direttore Leonardo Musumeci e la Segreteria generale del Comune, ma nulla è successo”.

Ma, recita ancora il comunicato, “il sindaco Enzo Bianco, l’assessore D’Agata e la Segreteria generale del Comune hanno il dovere di dare spiegazioni alla città, di avviare una rigorosa indagine interna sulla gestione dell’appalto dei rifiuti e di accertare le responsabilità dei funzionari”.

Che succede allora dentro il Palazzo più importante di Catania? “C’è qualcosa che non funziona nella gestione dei rifiuti – risponde il gruppo di Catania Bene Comune. “Gare deserte, appalti consegnati senza concorrenti a ditte senza alcun ribasso che poi vengono sequestrate, assenza di controlli sullo svolgimento del servizio, una città sporca come non mai e decine di milioni di euro pagati dai catanesi che vengono gettati in discarica”. Infine un appello: “La magistratura non chiuda gli occhi. I cittadini hanno il dovere di ribellarsi”.

Angelo Conti