L’annuncio della non candidatura del sindaco di Belpasso, Carlo Caputo, per le prossime elezioni amministrative del 2018 ci ha colti di sorpresa mentre nei giorni scorsi eravamo fuori sede, sicché non abbiamo potuto darne notizia tempestiva ai lettori né commentare il fatto con l’immediatezza dovuta. Compito quest’ultimo cui cerchiamo di assolvere adesso ragionando su questo proclama e sui possibili scenari che potrebbero delinearsi.

Una novità del genere non ha colto impreparati solo noi, ma l’intera comunità belpassese, la quale dava per scontata una ricandidatura dell’attuale primo cittadino. Per tante ragioni. Sia perché l’interessato lo aveva annunciato pubblicamente, sia perché il virus della politica ha contagiato Caputo fin da tenera età, sia perché quel virus – una volta contratto – non ti abbandona, specie dopo una gavetta decennale di Consigliere comunale, di assessore e di vice sindaco, e una sindacatura di cinque anni – l’attuale – che dovrebbe prevedere come naturale coronamento un eventuale secondo mandato con un possibile salto successivo a Palermo e/o a Roma. Questo iter, Caputo, improvvisamente ha deciso di interromperlo dando la notizia della rinuncia sul suo sito.

L’ex vice sindaco di Belpasso, Giuseppe Zitelli, neo deputato regionale

In un primo momento abbiamo pensato ad una abdicazione finalizzata alla partecipazione alle nazionali del marzo 2018. Magari Caputo, incoraggiato dalla recente elezione (tra l’altro voluta fortemente da lui) del suo ex vice sindaco Giuseppe Zitelli al Parlamento regionale, avrà pensato di bruciare le tappe. Ma i conti non tornano: la legge elettorale prevede che il sindaco di una città superiore a 20mila abitanti – se ambisce a uno scranno a Montecitorio – deve dimettersi sei mesi prima della consultazione elettorale. Belpasso di abitanti ne conta 27mila, Caputo non si è ancora dimesso e le nazionali sono fra tre mesi: dunque una mancata ricandidatura a sindaco – tranne sorprese – chiuderebbe anzitempo (con le regionali appena trascorse) una carriera politica per la quale l’interessato ha puntato molto.

Nella sua lettera aperta, certe parole appaiono inequivocabili: “Sono convinto che ci sia un tempo per ogni cosa, e il tempo di questa esperienza va verso la sua naturale conclusione”. Chiaro.

Altrettanto chiaro quello che dice nel passo successivo: “Ci saranno nuove occasioni, se la storia, il tempo e gli uomini lo vorranno, per scrivere altre pagine e lavorare a nuovi progetti in favore della mia, della nostra Belpasso”.

È vero che alla vigilia dell’ultima campagna per le comunali del 2013, Caputo aveva annunciato le stesse cose di oggi (“Non mi candido”), ma stavolta, onestamente, appare più deciso. Quindi dobbiamo dedurre che l’esperienza politica di Caputo – almeno per ora – si è conclusa, anche se lui stesso dice chiaramente che in futuro “ci saranno nuove occasioni”.

Sarà un fenomeno inconscio, ma le prime parole che ci sono venute in mente quando abbiamo appreso la notizia di questa decisione sono state: strano, serio, immediato.

Non perché nella vita politica di una persona un’eventualità del genere non possa starci, ma perché non ne è stata spiegata la ragione, se non con un generico “motivi personali e politici”.

In quell’annuncio – datato 4 dicembre 2017 – Caputo ha detto di avere posto alla sua maggioranza, “quindici giorni prima”, il quesito della eventuale ricandidatura e di avere ottenuto il via libera mediante voto segreto, positivo e unanime, fatto che – ci è sembrato di capire – lo ha rinfrancato non poco. Non comprendiamo dunque quale possa essere il motivo “politico” al quale egli si riferisce, a meno che non esista qualcosa di misterioso su cui il sindaco, a nostro avviso, avrebbe potuto fare chiarezza (anche se non aveva l’obbligo di farlo). La chiarezza, secondo noi, è una delle condizioni essenziale della politica assieme alla trasparenza, alla lealtà, all’onestà e alla preparazione. In questo proclama – che tocca corde umane importanti – confessiamo di vedere poca chiarezza.

E tuttavia l’impressione che si ricava dalla “lettera aperta” è che la decisione di Caputo (non sappiamo se preceduta da breve, lunga o travagliata gestazione) sia scattata dopo il voto espresso dalla sua maggioranza, quindi poco prima dell’annuncio, quando – ma qui viaggiamo nel campo delle ipotesi – potrebbe essere accaduto qualcosa di serio che potrebbe averlo indotto a rompere definitivamente gli indugi della non ricandidatura. Se la decisione avesse avuto origini più remote, perché il sindaco ha sentito l’esigenza di riunire i suoi per farli votare? Sarebbe bastato un semplice annuncio (ai suoi e alla città) e tutto si sarebbe concluso lì. Invece no: prima il voto “unanime” e poi l’annuncio. Immediato. E strano.

E comunque, mettiamola come vogliamo, l’effetto clamoroso di una rinuncia del genere deve avere un nesso proporzionale alla causa che l’ha determinata. In altre parole: ad un effetto serio (e questo lo è, dato che dopo sei giorni, a Belpasso, non si parla d’altro) deve corrispondere una causa seria, sennò si sfugge alla logica, cosa possibile e però, ancora una volta, strana.

Se invece si tratta di ragioni esclusivamente “personali” il discorso cambia poiché Caputo ha il diritto di non fornire spiegazioni e noi il dovere di rispettarle. Ma nell’annuncio – come si vede – non si tira in ballo solo la sfera privata.

In ogni caso, per uscire dal campo delle congetture, bisogna stare rigorosamente ai fatti e i fatti ci dicono che Caputo ha dichiarato di aver chiuso temporaneamente con la carriera politica, punto. I motivi, forse, li scopriremo solo vivendo.

Qualcuno in città sussurra: “Vedete che ora Caputo cambia idea e si candida, come nel 2013”. Ma stavolta l’ipotesi – anche se siamo abituati a certe giravolte – sembra alquanto remota. Certo, notiamo che le pagine facebook del sindaco traboccano, giorno dopo giorno, delle “cose realizzate”, delle cose da inaugurare, delle cose da fare, con tanto di foto con grandi e piccini e frasi a effetto. Della serie… da un lato dichiaro di non candidarmi, dall’altro la macchina elettorale va avanti più spedita che mai. Ma noi crediamo alle parole del sindaco.

Luciano Mirone