Tre onorevoli, Belpasso, non li aveva mai avuti. Manco ai tempi del professore Sambataro, dell’avvocato Sava e di Jano Raciti, politici d’altre epoche e di altre tempre, che pur tentando la strada di Palazzo dei Normanni e di Montecitorio, non hanno mai avuto il piacere di varcare quei portoni. Quando “sembrava fatta”, quando pareva che i tasselli giusti erano stati collocati al posto giusto, ecco che nel “paese del vento, del tormento e del tradimento” mancavano sempre i voti.

Il “vento” non è una condizione meteorologica: Belpasso – posizionata sotto il vulcano più alto d’Europa – gode di ottimo clima, quindi trattasi solo di metafora che indica la facilità con la quale – politicamente parlando – molti belpassesi sono portati a fluttuare da un luogo all’altro; il “tormento” è la condizione provocata dall’opportunismo dei fluttuatori; “il tradimento” i voltafaccia consumati all’ombra del campanone nei vari momenti della storia. Una massima coniata dallo stesso professore Giuseppe Sambataro – intellettuale di vaglia, oltre che ex sindaco, prima vittima di questo modo di essere – che è una meravigliosa metafora dell’Italia di oggi, anzi di sempre.

Un fenomeno che ha causato una crescita lenta dal punto di vista culturale, polemiche a mai finire e qualche scranno non oltre la provincia regionale. All’inizio degli anni Ottanta, il deus ex machina della Dc locale, Turi Distefano, diventò presidente dell’ente di Palazzo dei Minoriti: in paese fu tripudio, ma si trattò di un’illusione. Distefano  dovette interrompere una carriera in rapida ascesa per qualche problema personale.

Il commediografo belpassese Nino Martoglio. Sopra: un’immagine di Belpasso con lo sfondo dell’Etna

Per un trentennio la situazione si trascina alla meno peggio: la cronica carenza di una rappresentanza istituzionale a Palermo e a Roma viene compensata dai “fiori all’occhiello” che Belpasso mostra con orgoglio a tutti: due banche fondate nell’ottocento dai mastri artigiani, dai coltivatori diretti e da qualche sacerdote illuminato che aveva sposato la causa contro l’usura; il teatro dei belpassesi Nino Martoglio e Antonino Russo Giusti (con la più antica compagnia italiana in attività); l’azienda dolciaria Condorelli, la zona industriale della frazione di Piano Tavola e il calcio.

Nel giro di qualche decennio le banche e il calcio vengono spazzati via, rimangono Condorelli e il teatro, la zona industriale ha rischiato di essere annessa a Piano Tavola, quando la frazione ha chiesto l’autonomia (roba di sei anni fa).

In compenso – tra gli anni Settanta e Novanta – il paese finisce nelle grinfie del “malpassoto” Giuseppe Pulvirenti, senza esprimere mai un sussulto di indignazione, ma anzi mostrando il muso duro a chi si permette di mettere in discussione l’ordine costituito. Stessa cosa dicasi per lo scempio del territorio e per la demolizione di decine di manufatti anche pregevoli nel centro storico, che secondo certa vulgata “creano sviluppo”. Peccato che nel frattempo i turisti preferiscano recarsi altrove.

Una decimazione delle positività costruite dai padri, che ha visto figli non altrettanto lungimiranti.

E così arriviamo al 2012, quando pochi immaginano che uno dei delfini più promettenti di Turi Distefano avrebbe varcato il portone di Sala d’Ercole: e invece Alfio Papale (prima Dc poi Forza Italia), dopo un’attività ultradecennale come consigliere comunale, assessore e sindaco, diventa deputato regionale. Non l’unico: a sedere all’Ars c’è anche Gianina Ciancio del M5S: i primi onorevoli della storia di Belpasso.

Alfio Papale, deputato regionale di Forza Italia

I cinque anni di Papale e di Ciancio all’Ars – almeno per quanto riguarda le battaglie per Belpasso – non sembrano particolarmente esaltanti: il primo batte un colpo solo quando presenta un’interrogazione al presidente della Regione, Rosario Crocetta, per la vicenda della farmacia comunale che il nuovo sindaco Carlo Caputo e il suo vice Giuseppe Zitelli hanno perso per motivi del tutto misteriosi, che entrambi non hanno mai voluto spiegare compiutamente se non attraverso le solite frasi fatte. La seconda per la richiesta del Parco delle torrette in una zona del paese diventata preda degli speculatori.

Ma la vera sorpresa si verifica oggi, anno del Signore 2017, addì 6 novembre, quando le urne riservano un’altra strepitosa sorpresa: tre deputati belpassesi all’Ars. Oltre ai riconfermati Papale e Ciancio, viene eletto Giuseppe Zitelli, il quale, assieme all’ex sindaco, farà parte della maggioranza del centrodestra del nuovo presidente Nello Musumeci.

E chi l’avrebbe mai detto, specie dopo il divorzio del duo Caputo-Zitelli con il loro padre putativo Papale. Una tagliatina di faccia che mai quest’ultimo pensava di dover subire, soprattutto se si va a ritroso nel tempo, quando Carletto, ancora imberbe, viene accolto a braccia aperte da Alfio che lo nomina pure vice sindaco. E che dire di Zitelli che è stato pure consigliere provinciale?

Gianina Ciancio, deputata regionale del M5S

Ma nel “paese del vento, del tormento e del tradimento” succede anche questo, al punto che qualcuno dice: “Se Caputo è stato capace di tradire Papale, in futuro sarà capace di tradire il suo migliore alleato di oggi”.

In ogni caso, Caputo si mette in proprio assieme al coetaneo Zitelli e fa una doppia operazione: cerca di sbarrare il passo al suo ex padre spirituale e parte da Belpasso per proiettarsi altrove.

Sì, perché Zitelli è un personaggio fondamentale nello scacchiere della politica locale: chi vuole vincere le elezioni “deve” mettersi con lui, per la semplice ragione che lui possiede le chiavi della frazione più popolosa del territorio: Piano Tavola, dove Giuseppe risiede e dove ad ogni elezione riesce a fare il pieno di voti. Che prima erano destinati a Papale, ma che adesso per “affinità generazionale” sono per Caputo… e ovviamente per sé.

Quando Caputo decide di candidare Zitelli alle regionali, tutti pensano a una boutade, o al massimo a un dispetto, per togliere voti al deputato uscente, che si incazza di brutto per questa ennesima mancanza di rispetto. “Cu di ‘mputru fa’ ‘ncavaddu ‘u primu cauciu è d’u so’”, suole ripetere spesso, secondo i bene informati, il dominus (o l’ex dominus) della politica locale.

Il sindaco di Belpasso, Carlo Caputo

Caputo dal canto suo segue il suo istinto e incurante delle voci che si sentono in giro (Zitelli-non-ce-la-farà-mai) va avanti come un treno con la candidatura del suo vice sindaco, prima accostandosi al centrosinistra, poi virando a trecentosessanta gradi verso l’approdo opposto. Bene-che-gli-vada-potrà-prendere-millecinquecento-voti, ripetono gli scettici. E invece Caputo smentisce tutti, vince attraverso Zitelli ma non centra l’en plein di lasciare Papale fuori dall’Ars. Alfio viene riconfermato e vince anche lui: a dargli una mano, il deputato europeo Salvo Pogliese, che fuori Belpasso gli spiana la strada.

Vince anche la giovanissima Gianina Ciancio (alla seconda legislatura), che ha una storia a parte, dato che il M5S non fa alleanze con nessuno e quindi non deve dar conto a coalizioni o a ex coalizioni. Per lei 824 voti a Belpasso e 10mila e 500 in provincia.

Giuseppe Zitelli, neo deputato regionale

Papale ottiene complessivamente 10mila 159 voti (poco più di 2mila a Belpasso), mentre Zitelli su un totale di 6mila e 300 preferenze, a Belpasso ne ottiene 2mila 375, con una mobilitazione massiccia dei pianotavolesi, del sindaco, degli assessori e dei consiglieri comunali, tranne il presidente del Consiglio Salvo Licandri che dal centrodestra, per una volta, secondo voci politiche, si sposta verso “Mister 13mila voti”, Luca Sammartino dei Democratici. Ma lui, Licandri, smentisce decisamente: “Ho aperto ben tre comitati per Zitelli e mi sono speso per lui. Sammartino? Neanche lo conosco”.

I neo deputati del centrodestra, nella loro città, vincono ma non sfondano.

Insomma questa cittadina alle pendici dell’Etna cresce alla grande: per numero di deputati eletti alla Regione, in Sicilia supera centri molto più grandi, e si fa beffe addirittura della vicina Paternò (con la quale ha sempre avuto un rapporto assai conflittuale) che stavolta non riesce a portare alcun rappresentante a Palazzo dei Normanni.

Cosa succederà a Belpasso in vista delle elezioni amministrative del 2018? Le ipotesi sono due.

1)      Papale si vendicherà del “tradimento” di Caputo, piazzando un suo candidato a sindaco e alleandosi, in caso di ballottaggio, con un eventuale terzo partecipante (si parla di un’intesa col Pd).

2)      Alfio Papale e Carlo Caputo fumeranno il calumet della pace con l’auspicio di Zitelli, che all’Ars siederà vicino all’ex sindaco e quindi avrà modo – in questi mesi – di fargli “ingoiare” il rospo del tradimento.

In ogni caso, stando così le cose, il centrodestra sarà la forza che nel “paese del vento, del tormento e del tradimento” continuerà a dominare la scena politica. Per molti anni.

Luciano Mirone