Manifesteranno “a oltranza” dal prossimo 22 novembre se non verranno riconosciuti i loro diritti di lavoratori dell’ex call center Qè di Paternò (Catania), composto da seicento persone che hanno perso l’occupazione a causa della “gestione scriteriata e truffaldina” (così si legge nella comunicazione inviata alle massime autorità nazionali e regionali) della società fallita che gestiva la struttura, nonché il Tfr maturato dai dipendenti, cui bisogna aggiungere sei mensilità arretrate. I lavoratori dell’ex Qè chiedono soprattutto che venga “riportata nel territorio la commessa Inps-Inail che ha rappresentato la colonna portante del call center”. In pratica si tratta degli enti con i quali il call center di Paternò interloquiva per fornire informazioni ai numerosi utenti che ne facevano richiesta.

Il call center Qè di Paternò. Sopra: Una manifestazione di protesta degli ex dipendenti del call center

La lettera è stata inviata, fra gli altri, al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, al ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda; al vice ministro dello Sviluppo economico, Teresa Bellanova, al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ai deputati e senatori, al presidente della Regione, Nello Musumeci e al prefetto di Catania.

“I nostri nomi – si legge nella lettera – sono Valentina Borzì, Giovanni Arcidiacono e Anna Orifici, ex lavoratori e rappresentanti sindacali del call center Qè di Paternò (CT); ci rivolgiamo a voi a nome di tutti i nostri colleghi, che assieme a noi, continuano a vivere un dramma sociale i cui effetti devastanti non smettono di manifestare uno stato d’insofferenza costantemente in crescita”.

“La ragione per la quale abbiamo convenuto di comunicare formalmente le nostre preoccupazioni – si legge nella missiva – è di sensibilizzare e, pertanto, provare ad ottenere dalle istituzioni competenti le soluzioni tese a ripristinare le condizioni idonee a garantire la definizione di una vertenza che rischia di sfociare, nonostante lo svolgimento di diversi tavoli istituzionali in Prefettura, alla Regione Siciliana e al Mise, in conseguenze irreversibili a causa della scadenza degli ammortizzatori sociali, oramai imminente, prevista per la data il prossimo 6 dicembre”.

“A conclusione delle tante ed estenuanti trattative- scrivono i lavoratori – emerge una nuova realtà imprenditoriale: la Netith”. Che dopo il fallimento della vecchia società dovrebbe gestire la struttura di Paternò. Ma, da quello che si deduce dal documento, diverse sono le incertezze all’orizzonte.

“La commessa Inps-Inail – si legge nella lettera – è attualmente gestita da Transcom Worldwide Spa, nonostante un anno di manifestazioni, sit-in, flash mob parallelamente ai tavoli istituzionali”.

Il problema, insistono i seicento lavoratori, è che “ancora oggi non vi sono le garanzie tese a restituire al territorio, più volte e nel tempo gravemente defraudato, il riconoscimento di quei volumi in precedenza esistenti”.

Gli scriventi chiedono alle istituzioni ”che si pervenga al più presto a soluzioni che possano da una parte garantire i volumi di lavoro, attraverso la riattribuzione della commessa Inps-Inail e, dall’altra, il riconoscimento di forme temporanee di sostegno al reddito, quali possano essere gli ammortizzatori sociali in deroga, o eventuali ammortizzatori straordinari, al fine di garantire la necessaria continuità di reddito ai lavoratori in attesa di una loro ricollocazione”.

Ecco perché gli ex lavoratori Qè intendono manifestare ad oltranza nel territorio a partire da giorno 22 novembre, “fino a quando non verrà avviato un tavolo di concertazione, locale e nazionale, con tutte le parti sociali coinvolte nella vertenza”.

Barbara Contrafatto