Colpisce la coralità e l’armonia fra recitazione, musica, ballo e scenografia. E non poteva essere diversamente, visto che si tratta di “commedia musicale”, ma colpisce anche l’interpretazione degli attori, ognuno impegnato a rendere vivi i personaggi de “I promessi sposi” (con sottotitolo “Amore e provvidenza”), di cui l’attenta regia del giovanissimo Alessandro Incognito (ben calato nella parte di Renzo), associata con quella di  Gisella Calì e con l’assistenza di Daniele Virzì (impegnato anche come direttore di scena), ha cercato di evidenziare i travagli interiori e il linguaggio manzoniano.

Il manifesto dell’opera rappresentata al Teatro Ambasciatori di Catania. Sopra: un momento dello spettacolo

Un lavoro – quello proposto venerdì e sabato, con replica oggi alle 17,30, dalla produzione “Poetica eventi” presso il Teatro l’Ambasciatori di Catania, gremito anche da un pubblico giovanile che ha avuto modo di apprezzare in versione teatrale un’opera studiata solo sui testi scolastici – che pur non tradendo lo stile dello scrittore lombardo, viene rivisitato in chiave moderna attraverso una messa in scena che evidenzia un lavoro di squadra davvero ragguardevole. Che va dalla scenografia di Gaetano Tropea alle coreografie di Erika Spagnolo, dalla direzione musicale di Lilla Costarelli (collaborata da Elisa Giunta) al video mapping di Riccardo Gutta e Niki Franco, al light design di Gisella Calì e Lorenzo Tropea, fino ai costumi secenteschi (per i quali è stata necessaria una ricerca storica) curati da Rosy Bellomia, assistita dalla sarta di scena Shirley Campisi.

Un’opera che ha fatto divertire il pubblico presente per l’incalzare degli eventi, che nel corso delle due ore e mezza di spettacolo non hanno subito quel calo di tensione “fisiologico” che a volte caratterizza le commedie musicali. Merito di questi giovani artisti che hanno curato nei minimi dettagli l’allestimento scenico dall’impostazione “quasi cinematografica” (come si legge dalle note di regia), con un susseguirsi continuo di quadri di scena che hanno riprodotto i luoghi, gli stati d’animo e la religiosità che ritroviamo in Manzoni.

Gli attori alla fine dello spettacolo

Quadri di scena a volte surreali, a volte grotteschi, a volte passionali, diventati allegoria nei momenti topici e resi incalzanti narrativamente dall’ensemble degli ottimi diciannove elementi fra ballerini e performer, come gli incubi che popolano le notti di Don Abbondio (Franco Colaiemma) dopo l’incontro con i Bravi (Nicola Costa e Bruno Gatto), la visita di Renzo al dottore Azzeccagarbugli (Cosimo Coltraro), il travaglio interiore dell’Innominato (Emanuele Puglia) prima della sua conversione col cardinale Borromeo (Giuseppe Bisicchia, impegnato anche come Fra’ Cristoforo), la morte di Cecilia sulle braccia della madre (Antonella Leotta) in una Milano infestata dalla peste, e la morte disperata di Don Rodrigo (Carmelo Gerbaro) resa tragica dal tradimento del Griso.

Efficace anche la recitazione di Laura Giordano nei panni di Perpetua, Maria Cristina Litrico (Lucia), Grace Previti (Gertrude) e Alice Ferlito (Agnese).

Applausi per parecchi minuti alla fine dello spettacolo.

Luciano Mirone