Su di lei, Maria Luisa Rapisarda, 47 anni, siciliana di Belpasso, in provincia di Catania, su facebook hanno usato epiteti irripetibili, pedofila addirittura, perché ha sottratto una minorenne dalla famiglia di origine e l’ha portata con sé, da Cuneo (dove risiedeva) alla Sicilia e poi di nuovo verso il Nord, fino in Germania, usando mille stratagemmi, dalla colletta organizzata a Belpasso fra gli ex compagni di scuola, ad un’auto presa “a sbafo” da una ditta di autonoleggi, al mancato pedaggio in autostrada.

Insomma Maria Luisa l’ha combinata grossa, ha commesso un gesto che non doveva, ma la ragazzina, Elena, più giovane di oltre trent’anni (anch’essa residente a Cuneo, con la madre), è scappata con lei spontaneamente e senza alcuna forzatura. E però il Codice penale parla chiaro: “Chiunque sottrae un minore, che abbia compiuto gli anni quattordici, col consenso di esso, al genitore esercente la responsabilità genitoriale o al tutore, ovvero lo ritiene contro la volontà del medesimo genitore o tutore, è punito, a querela di questo, con la reclusione fino a due anni” (art. 573).

Elena Di Giovanni con la madre. Sopra: Maria Luisa Rapisarda

Dunque Maria Luisa rischia due anni di reclusione per un gesto (non sappiamo se definire folle o romantico) che ai microfoni di “Chi l’ha visto” lei stessa giustifica come “fuga fra due donne che si amano”, mentre Elena – mai inquadrata dalle telecamere per via della giovane età – parla di fuga senza amore, magari per un atto di trasgressione nei confronti della madre con la quale probabilmente non andava perfettamente d’accordo. Ma non è questo che ci interessa.

La scorsa settimana abbiamo scritto un pezzo su questa storia, che la trasmissione di Federica Sciarelli ha risolto brillantemente ieri sera attraverso il ritrovamento delle due fuggitive – con un’indagine perfetta che ha anticipato addirittura l’arrivo delle Forze dell’ordine – in un paesino della Germania dove le donne avevano affittato un appartamento in un centro residenziale.

Era un pezzo drammatico, il nostro, influenzato dal racconto della madre di Elena che con le lacrime agli occhi implorava la figlia di tornare, e al tempo stesso un po’ allarmato dato che si parlava di sottrazione di una minorenne, di plagio, di atteggiamenti “molto strani” di Maria Luisa nei confronti della ragazzina.

Dopo aver visto la trasmissione di ieri sera, e avere ascoltato Maria Luisa e aver messo a confronto le sue parole e i suoi atteggiamenti con la sua storia che abbiamo appreso a Belpasso, confessiamo di essere rimasti colpiti soprattutto da lei.

Maria Luisa ci ha fatto tenerezza per quel modo disarmato e disarmante di rispondere alla giornalista che l’ha beccata di sorpresa subito dopo il risveglio accanto a Elena. Ci ha fatto tenerezza per quel sogno infranto sul più bello da quella telecamera che ha colto impietosamente una disperazione interiore che poi è diventata pianto. Ci ha fatto tenerezza perché quei lineamenti arcigni e mascolini, che a un certo punto si sono liquefatti in una ingenuità disarmante quando ha detto: “E’ stata una fuitina sì, ma col consenso della ragazza”. E alla giornalista che con grande umanità le diceva “Certo, ma sempre con una minorenne”, lei ripeteva: “Ma noi ci amiamo”. Ci ha fatto tenerezza perché tutt’a un tratto l’abbiamo vista sola. Una solitudine che non è stata eliminata neanche da quel bellissimo abbraccio – spontaneo, non costruito, come succede spesso in televisione – con la mamma di Elena. Sola. Sola. Sola l’abbiamo vista. Perché abbiamo collegato quel volto disarmato con la sua storia appresa a Belpasso.

La foto segnaletica di Elena Di Giovanni

Sì, perché Maria Luisa ha una storia alle spalle, che preferiamo non raccontare per rispetto della sua privacy. Una storia drammatica degna della penna di Victor Hugo. Per questo la volta scorsa abbiamo detto che Elena – con i suoi sedici anni – ha ancora una vita davanti per essere felice, mentre lei, Maria Luisa, che forse non ha mai conosciuto la felicità, ha bisogno di aiuto, ha bisogno di una brava psicologa alla quale raccontare la sua vita, ha bisogno di un lavoro, e di tanto tanto amore.

Mentre in tv scorrevano i fotogrammi di quel “sogno” interrotto, ci è sovvenuta una frase di un altro grandissimo scrittore, Giuseppe Fava: “Ricordati che dietro a un fatto c’è sempre la vita, banale o terribile di un essere umano, che non va mai derisa o giudicata, ma sempre rispettata”.

Luciano Mirone