In Italia, ancora non è stato pubblicato nessun articolo di approfondimento sulla questione dell’arresto di Ibrahim Matwally Hegazy, l’avvocato della famiglia di Giulio Regeni, da parte delle giornaliste e dei giornalisti che si occupano dei paesi del Medio Oriente, non mi pare che intellettuali ne abbiano scritto o abbiano fatto sapere una presa di posizione. Tutto tace, perciò anche la petizione on line lanciata dai comitati friulani vicini alla famiglia di Giulio Regeni, non può avere una buona cassa di risonanza.
Andiamo avanti così.
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In Egitto nel frattempo un paio di giorni fa sono stati assolti una manciata – 54 – di persone che hanno partecipato alla protesta della moschea di al-Fath, il 16 e 17 agosto del 2013 quando sono state uccisi 97 manifestanti.

Una prova di clemenza di Al-Sisi, mentre altri 442 sono stati giudicati colpevoli e condannati a pene da cinque anni fino alla detenzione per tutta la vita.

Uno degli assolti è stato il cittadino irlandese Ibrahim Halawa, un ragazzo che non ha ancora compiuto ventidue anni e che ha passato quattro anni e mezzo in carcere solo per avere partecipato insieme alle sorelle a quelle proteste.

Ha passato questi anni in isolamento permanente, gli rimane una lesione permanente alla mano. Gli avevano sparato alla mano, e non l’hanno mai curato.
Torture ed isolamento, nel carcere di Tora, lo stesso dove oggi è agli arresti Ibraim Matwally Hegazy.

Così il carcere in Egitto. Così il silenzio dell’Italia.

Fabio D’Urso