E sono meno tre. Il G7 è alle porte e finalmente – come dice la Boschi – grazie a questo evento che porterà i potenti della terra a Taormina – tranne Putin “in castigo” per la crisi ucraina – della Sicilia non si dirà che è “solo” terra di mafia. Adesso che la città è stata adeguatamente blindata, con un numero di soldati (circa diecimila) superiore agli stessi abitanti della “Perla dello Jonio”, finalmente potremo gridare al miracolo: l’immagine della Sicilia si è “depurata” dalle scorie del passato, l’immagine della Sicilia è salva: a tempo di record hanno costruito due eliporti, hanno sistemato alcune strade come al tempo delle elezioni, hanno asfaltato il “pezzo interessato” dell’autostrada Messina-Catania (da tempo in condizioni pietose), e pazienza se per un tratto bisognerà procedere a una sola corsia: da un paio d’anni quella maledetta frana staccatasi dalla montagna di Letojanni – sì, proprio nella zona dove il Piano regolatore prevede la cementificazione della montagna – occupa l’altra carreggiata; neanche il G7 ha potuto fare miracoli, e neanche la recente tappa del Giro d’Italia, durante la quale la telecamera posta sull’elicottero ci ha mostrato le immagini impietose di quel pendio assediato dai cementificatori e dai politici d’assalto.

Ecco, quella montagna a un passo da Taormina, è la metafora di una Sicilia splendida e orrenda. Splendida per le bellezze naturali che il Padreterno ci ha donato. Orrenda per le bruttezze che certi siciliani sono stati capaci di fare, con i rischi idrogeologici che ne conseguono.

Militari a Taormina nei giorni che precedono il G7. Sopra: piazza IX Aprile

Ora, con tutto il rispetto per la ministra Boschi, per l’ex premier Renzi battutosi per il G7 a Taormina, e per tutti quelli che pensano che un evento del genere possa costituire il taumaturgico “ritorno di immagine”, consentiteci di dubitare. Veramente pensiamo che una cittadina deliziosa per i suoi vicoletti, il suo Teatro antico, i suoi fiori, il suo corso, le sue piazzette, il suo paesaggio, i suoi alberghi, i suoi giardini pubblici, possa trarre vantaggi dalla presenza di diecimila militari in assetto di guerra, con tiratori scelti appostati negli angoli “strategici”, le auto blindo incolonnate sul corso Umberto, gli elicotteri che volteggiano fra cielo terra e mare, i controlli asfissianti anche nei bagni dei locali pubblici, la spazzatura che gli abitanti devono tenersi in casa per alcuni giorni?

O non pensiamo che a Taormina basti essere se stessa per essere grande? Semmai la politica dovrebbe mobilitarsi in altro modo, evitando gli scempi cementificatori che si stanno compiendo anche in paese (oltre che nell’hinterland), e dando nuovi impulsi alla cultura e all’arte, a cominciare dal Festival cinematografico, quest’anno mortificato proprio dalla politica e retrocesso a livelli non degni del suo passato straordinario. Non ci vuole molto: basta valorizzare l’esistente, senza ambaradan.

Luciano Mirone