No, non è la liberazione di Taormina dall’esercito nazista. È la blindatura della stessa cittadina per difendere i sette uomini più potenti del pianeta, che dal 26 al 27 maggio saranno riuniti nella “Perla dello Jonio” dove parleranno di migranti, di economia, di clima, di sistemi di difesa e di tanto altro. Ma il clima del G7 taorminese sarà profondamente diverso dagli altri che lo hanno preceduto.

Per la semplice ragione che a tutt’oggi non sappiamo quale sarà la posizione politica di Donald Trump in quei giorni. La situazione del presidente degli Stati Uniti è talmente fluida che non sappiamo cosa succederà da qui a una settimana, quando le voci di un impeachment per il “Russia gate” potrebbero prendere consistenza e acuire una tensione già alta, al punto da trasformare la splendida e tranquilla Taormina in una brutta e movimentata location dove potrebbe consumarsi il dramma di un uomo. Se questo dovesse succedere, assisteremo ad una blindatura più consistente della città. Se non dovesse succedere sarà meglio per tutti, per Trump e per Taormina, di cui comunque si parlerà, e pure tanto.

In ogni caso, per il presidente degli Usa ci sarà un’occasione storica per uscire dall’angolo. Lo abbiamo scritto alcune settimane fa e lo ribadiamo ora: il magnate americano avrà un’opportunità più unica che rara per cambiare rotta, per dimostrare al mondo intero di essere migliore di quanto si creda: ricevere le mamme di Niscemi e parlare con loro delle preoccupazioni che le affliggono sul futuro dei loro figli. Per cosa? Per l’installazione del Muos, la mega antenna satellitare installata per il controllo dei movimenti migranti, capace di scatenare con le sue radiazioni, secondo gli scienziati di tutto il mondo, tumori e leucemie in tutta l’Isola.

Sarebbe un gesto politico di grande portata che magari non cambierà il corso della storia, ma che darà della persona più potente del mondo l’immagine di un presidente più umano che vuole salvare i destini dell’umanità.

Quel che stiamo dicendo ovviamente non si verificherà mai e sarà un peccato, perché davvero in quel caso sarebbe stato il G7 della svolta.

Temiamo – come abbiamo già scritto – che sarà un G7 in negativo proprio per la presenza del presidente degli Stati Uniti, l’elemento più destabilizzante di un vertice dove la maggior parte dei Capi di Stato (a cominciare dalla Merkel e dal nostro Gentiloni) parla il linguaggio dell’accoglienza e dell’integrazione.

Sarà il vertice della contrapposizione fra due visioni della storia, del futuro e del mondo. Quando si concluderà, ognuno tornerà a casa sua con le proprie idee e i propri convincimenti. In compenso avremo due eliporti in più, qualche strada asfaltata e finalmente l’impianto di sicurezza del Palazzo dei congressi. Ma non sarà un G7 facile. Questo è sicuro.

Foto sopra: il corso principale di Taormina blindato di soldati (tratta da fb: Francesco Caserta)

Luciano Mirone: