Nino Prezzavento, consigliere comunale del Pdl di Belpasso, che idea si è fatto della perdita della farmacia comunale?

“Questa Amministrazione comunale, soprattutto questo sindaco, hanno una grandissima responsabilità per una negligenza sottolineata da decreto dell’assessorato regionale alla Sanità. Per ben due volte la Regione ha chiesto al sindaco Carlo Caputo di capire quali atti erano stati compiuti per l’assegnazione della farmacia e lui non ha risposto. Nell’ottobre 2014 la Regione, visto il silenzio dell’Amministrazione, ha proceduto ad assegnare la farmacia ai privati. Quindi la responsabilità politica del primo cittadino è enorme. Caputo ha cercato di giustificarsi in tutti i modi, accusando la Regione della rapidità nel portare avanti questa operazione”.

Il consigliere comunale di Belpasso, Nino Prezzavento. Sopra: un’immagine notturna della villa comunale

Consigliere Prezzavento, l’on. Alfio Papale – al quale il suo gruppo consiliare fa riferimento – dichiara che c’è “complicità” fra Regione e Comune. Lei è dello stesso avviso?

“L’on. Papale ha degli strumenti che io non possiedo per potere svolgere delle indagini alla Regione. Dalle carte che ci sono al Comune deduco che è assurdo che un sindaco non risponda a diverse lettere dell’assessorato regionale alla Sanità. Se non risponde se ne assume la responsabilità”.

Dal momento in cui la Regione spedisce la prima lettera al sindaco, fino alla revoca dell’autorizzazione, passano tre mesi. In quel lasso di tempo nessuno risponde, né si reca a Palermo per chiarire che il Comune di Belpasso, quella farmacia la vuole. Dopodiché Caputo fa passare altri tre mesi (e siamo a gennaio) per presentare un ricorso al Tar, senza portare la questione in Consiglio comunale e senza informare la città della perdita della struttura sanitaria.

“E’ un atteggiamento strano. Su questa vicenda c’è un’assenza totale del sindaco e della giunta. Ed è a causa di questa assenza che l’atto di revoca è scattato. Perché nessuno dell’Amministrazione ha scritto o è andato alla Regione?”.

Tra il momento in cui viene revocata la farmacia e il momento in cui l’Amministrazione presenta il ricorso al Tar, lei stesso in Consiglio comunale invita la giunta a recarsi a Palermo per vedere se ci sono le possibilità di un salvataggio in extremis.  

“In quell’occasione Caputo boccia la mia proposta perché dice che conviene aspettare l’esito del ricorso al Tar. Alla base di tutto ciò, mi pare che ci sia la volontà di perdere tempo, non si capisce bene perché. Inoltre bisogna aggiungere che alcuni consiglieri (compreso il sottoscritto) hanno proposto l’istituzione di una Commissione consiliare d’inchiesta. La cosa che fa maggiormente rabbia è che il sindaco ha scaricato tutte le responsabilità sul dirigente e sulla Regione, senza fare un atto di autocritica”.

Come è finita la proposta di istituire la Commissione di inchiesta?

“E’ stata bocciata dalla maggioranza”.

Con quale motivazione?

“Non hanno dato nemmeno motivazione. In maniera antidemocratica hanno detto di non essere d’accordo e hanno chiuso la discussione. La stessa cosa è successa sul Piano regolatore. Loro si arrogano il diritto, la presunzione e l’arroganza di dire: noi siamo la maggioranza, voi non contate niente”.

Perché il sindaco per diversi mesi ha tenuto sotto silenzio questa vicenda?

“E’ quello che mi chiedo. Il 20 settembre 2016 ho presentato un’interrogazione scritta sulla perdita della farmacia comunale. Il sindaco, per legge, ha trenta giorni per rispondere. Ancora sto aspettando una risposta. In compenso, quando gli ho posto la stessa domanda su facebook, mi ha risposto dopo appena sei minuti. Allora mi chiedo: se il sindaco dopo sei minuti risponde su facebook, perché in tre mesi non riesce a rispondere alla Regione e perde la farmacia?”.

Luciano Mirone

4^ Puntata. Continua.