In Puglia sta succedendo qualcosa. Forse nel resto d’Italia se ne ha una percezione sbiadita, ma lì, nel Salento, fra quegli ulivi monumentali che da centinaia di anni “fanno” il paesaggio, sta accadendo qualcosa di importante, di unico, di profondo. La gente ha capito che la terra non va bistrattata, la gente ha capito che la Terra è una categoria dello spirito, ha un’anima, e quindi va rispettata. In Puglia la Terra sta mobilitando migliaia di persone che stanno difendendo un meraviglioso patrimonio dell’Umanità (a proposito, quando interviene l’Unesco?) formato da quelle enormi chiome verdi di ulivo, quelle possenti cortecce, quella terra rossa, quei muretti a secco costruiti tanti secoli fa. Ma sono due i pericoli che stanno mettendo a rischio tutto questo: la Tap e la Xilella (argomento quest’ultimo di cui parleremo nella seconda puntata).

Il prof. Nicola Grasso. Sopra: uno scorcio della spiaggia di Melendugno

Oggi parliamo della Tap (il gasdotto Trans Adriatico, acronimo di Trans Adriatic Pipeline) che, partendo dalla Grecia, attraverserà l’Albania per approdare in Italia, nella provincia di Lecce, permettendo l’afflusso di gas naturale proveniente dall’area del Mar Caspio (Azerbaigian) in Europa. La Tap sta mettendo a rischio soprattutto la zona di Melendugno, un meraviglioso centro in provincia di Lecce che vive di turismo.

Nicola Grasso è docente di Diritto costituzionale dell’Università del Salento. Da tanti anni è impegnato a studiare questi fenomeni, proponendo come salvaguardare la natura e il paesaggio senza compromettere l’economia.

I manifestanti pugliesi contro la Tap

Professore, può spiegare cosa succede in Puglia?

“Stanno venendo al pettine alcune vicende rimaste in sospeso, ma che adesso si stanno rivelando per la loro drammaticità, in quanto rappresentano una vera aggressione alle tematiche del paesaggio o comunque a valori costituzionali importantissimi. Questa situazione sta creando forti tensioni perché, sia la vicenda Tap che la vicenda Xilella, stanno provocando un’ondata di protesta e di resistenza. La verità è che il territorio salentino è oggetto di forti interessi economici”.

Parliamo della Tap.

“Il gasdotto, dopo avere attraversato diverse Nazioni, nell’ultimo tratto ha un approdo all’interno del territorio nazionale, in particolare nel comune di Melendugno, una cittadina ad altissima vocazione turistica, con una zona molto fragile dal punto di vista paesaggistico. Il gasdotto approda proprio in questo luogo. Questo comporta un danneggiamento o comunque una violazione, una lesione dei principi di tutela del paesaggio, sia della zona costiera che dell’entroterra”.

Uno scorcio di spiaggia di Melendugno

Perché?

“Perché comporta l’espianto di alcuni alberi di ulivo monumentali, non rispettando assolutamente  le prescrizioni Via (Valutazione di impatto ambientale) che la stessa Regione ha fornito. Il problema di fondo è che la Regione Puglia ha sposato le ragioni di chi si oppone alla realizzazione dell’opera chiedendone lo spostamento presso il porto di Brindisi o comunque in un luogo che non ha valenza turistica, cosa che la società non vuole realizzare perché l’allungamento del tracciato (Melendugno è di fronte alle coste albanesi, mentre Brindisi è più lontano) comporterebbe dei costi notevoli. E quindi si sta creando una forte frizione tra Stato e Regione, oltre al rapporto conflittuale con gli stessi sostenitori del Comitato No Tap che addirittura, e anche a ragione, contesta la necessità di un’opera del genere”.

Quanti chilometri di territorio sarebbero interessati?

“Da Melendugno a Mesagne sono circa ottanta chilometri”.

Qual è il danno che si paventa?

Gli alberi di ulivo pronti per l’espianto nel Salento

“La violazione del paesaggio. È chiaro che un gasdotto con un notevole impatto in una zona a forte vocazione turistica danneggia una conformazione di costa molto fragile. È chiaro che questo incide fortemente sull’integrità del paesaggio, dei valori, dei principi che la Costituzione, all’articolo 9, salvaguarda. Il tracciato, inoltre, incide sul paesaggio rurale, su questi famosi ulivi così tanto bistrattati, e comunque oggetto di varie aggressioni da tanti punti di vista, tra l’altro senza avere il consenso delle popolazioni interessate. Sono decisioni che passano sulla testa delle popolazioni coinvolte, che le subiscono, e che si stanno opponendo con una resistenza pacifica o giuridica”.

Qual è la posizione del governatore della Puglia?

“Il presidente della Regione ha dimostrato (non so se per calcolo politico o per intima convinzione) di condividere i valori legati alla tutela e al rispetto del paesaggio e dell’ambiente. La scelta di trasferire l’approdo del gasdotto in una zona nella quale non arreca alcun danno al paesaggio, è conforme alla Costituzione, alle leggi e al buon senso. Se un amministratore locale non sposa questi valori, rischia di essere complice a degli interessi di carattere privatistico, piuttosto che a quelli della collettività. È fondamentale contemperare le esigenze di carattere energetico con le esigenze di conservazione del paesaggio legate alle attività turistiche”.

SCHEDA/COS’E’ IL TAP

Il gasdotto partirà da Kipoi in Grecia. Sarà lungo 870 km circa, di cui 104 km offshore nel Mar Adriatico. L’altezza massima raggiunta sarà di circa 1.800 metri sulle catene montuose dell’Albania; la profondità massima sarà di circa 820 metri.

Il TAP trasporterà circa 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale, una quantità pari a quella utile per coprire il fabbisogno di 7 milioni di famiglie. Con l’aggiunta di una terza stazione di compressione il gasdotto sarà in grado di duplicare la quantità trasportata a 20 miliardi di metri cubi/anno.

Il 17 dicembre 2013 il consorzio Shah Deniz II si è impegnato a finanziare con 20 miliardi di euro lo sviluppo del “Corridoio Sud” in cui il TAP è inquadrato.

Luciano Mirone

1^ Puntata. Continua