Difficile trovare in tutta Italia un Carnevale così ricco, così emozionante, così variegato come quello di Acireale. Che quest’anno si svolge per venti giorni (dal 18 al 28 febbraio). Ma in questa città succede. E succede con manifestazioni straordinarie che si avvicendano quotidianamente con il coinvolgimento di una intera comunità.

Non è solo la sfilata dei carri allegorici e dei carri infiorati a caratterizzare l’evento – anche se le due manifestazioni costituiscono, da sempre, il punto centrale del programma – ma il clima, la musica, i balli in piazza, i carri in miniatura, le mostre, i concerti di artisti famosi e quelli dei gruppi emergenti, le sfilate dei bambini, gli artisti da strada, i teatranti, il coinvolgimento delle scuole e tanto altro.

Tutto a contribuire a rendere “unico” questo Carnevale, compreso il “palcoscenico naturale” dello splendido barocco acese.

Il logo del Carnevale di Acireale 2017. Sopra: un carro allegorico

Non si tratta di una manifestazione solamente gioiosa. E’ di più. È una espressione di civiltà che affonda le radici nell’anima della Sicilia antica, quella autentica, quella in cui la vena artistica di un popolo si fonde con il sano divertimento che per qualche giorno fa dimenticare le sofferenze e le crisi di una Nazione.

Ieri come oggi. E forse non a caso, spesso, i carri allegorici rappresentano le “maschere” della politica, come se la politica fosse l’origine di molti mali che affliggono il Paese. Quei carri colgono dunque uno “spirito”, lo spirito di un popolo che per il resto dell’anno in strada, in piazza, nei circoli, al bar, in casa borbotta contro la politica, e per Carnevale si lascia andare e la rappresenta, prendendola in giro in modo pungente, senza mai trascendere nella volgarità, ma centrando i temi di attualità.

Un altro carro del carnevale di Acireale

Nessun evento come il Carnevale dà l’opportunità di comprendere – meglio di una ricerca demoscopica – quale sentimento attraversa un popolo, in quel preciso momento, nei confronti della politica. E anche se i palati più raffinati storcono il naso bollando come “luoghi comuni” certe espressioni artistiche, si dovrebbe prendere atto del sentimento più intimo di un popolo verso i propri governanti.

Se negli anni Sessanta vedevi sfilare le gigantografie dei personaggi della Prima Repubblica come Andreotti, Craxi, l’avvocato Agnelli in compagnia dell’ex leader libico Gheddafi, dagli anni Novanta ad oggi ti passano davanti i protagonisti della Seconda, da Berlusconi a D’Alema, fino a Renzi. Non una rappresentazione “statica” bensì “dinamica” dei personaggi rappresentati, dei loro pregi e soprattutto dei loro difetti, ognuno con una peculiarità da evidenziare attraverso l’ironia. Che solo questi artisti della cartapesta sanno esprimere. Con semplicità, ma anche con rara maestria.

Luciano Mirone